Senso del dovere, fino all’ultimo: la nomina di Truss

L’investitura della premier dalla residenza estiva. Il compito arduo della leader dei Tory

Senso del dovere, fino all’ultimo: la nomina di Truss

Fuori dall'Europa. Fuori dal castello. Lontano dal mondo e dal regno. Liz Truss è una donna sola al comando ma non si sa bene di quale esercito, di quale Paese. Non ha mai fatto riverenze ai Windsor, ha giocato su più tavoli della politica, ritrovandosi infine monarchica ma non fedelissima, epperò è andata a stringere, nel castello scozzese di Balmoral, la mano, ormai fragile, di Elisabetta.
È l'ultimo fotogramma che riunisce due secoli e un solo grande personaggio, è il primo atto politico di una nuova figura sulla scena internazionale, non certamente non è stata una staffetta, sarebbe pensiero blasfemo, ma il segnale di un cambio anche malinconico nel suo contorno, nei suoi interpreti. «Ci lascia l'ultima testimone del XX secolo, una sovrana eccezionale. La Gran Bretagna è il grande Paese che è oggi grazie a lei», ha commentato così la notizia della morte. Liz Truss ha intrapreso la sua avventura già interrotta dalle notizie che arrivavano dal castello nell'Aberdeenshire, in contemporanea ha trovato, nel sito di Downing Street, due testamenti pesantissimi, assai diversi tra loro ma ugualmente impegnativi. L'epilogo della splendida e unica storia della regina, non una sovrana ma la sovrana e, insieme, l'eredità che le ha lasciato, al civico 10, Boris Johnson, non certamente un personaggio che, per la sua bizzarria politica e di comportamenti, non resterà nei libri della grande storia britannica ma nella cronaca, sicuramente e soprattutto per la scelta di isolare, non solo e più, geograficamente, l'Inghilterra.


Un annus horribilis questo di Liz Truss, figura inedita per lo stesso popolo inglese e per gli spettatori del teatro politico internazionale, nonostante abbia rivestito ruoli istituzionali di riferimento. Presentata già come la nuova Margaret Thatcher ma raffigurata, in una perfida vignetta del Times, come la feroce padrona di cani, non certo i curiosi corgis di Elisabetta, ma ministri e parlamentari, terrorizzati e pronti ad accucciarsi dinanzi agli strilli minacciosi della nuova titolare della politica, Truss ha già annunciato il programma di rilancio del Paese, non parlando di sudore e lacrime e sangue, queste già offerte in momenti ed eventi più tragici, la crisi economica mondiale non consente viaggi di fantasia e proclami populisti, non ci sono macerie di edifici ma rottami di un'economia intossicata. Servono sostegni forti, veri, immediati, per le famiglie del regno, Liz Truss ha carattere energico ma il Paese sbanda, il valore della sterlina oscilla verso il basso, si teme un'inflazione al 20 per cento, eppure lei sente che il vento soffierà a favore «Britain working again», ripete, ma deve fare i conti con i primi ostacoli, la scelta di ministri, amici, fedeli, dal passato improbabile (Coffey alla Sanità) e sa di dover muoversi con la cautela che si deve in un momento non euforico, semmai di sconforto e di malinconia per la vicenda di corte.

Il futuro del trono è un mistero che dovrà essere risolto a corte, Liz Truss dovrà rispondere a un Paese che come il pound non è stabile, ha bisogno di risposte di certezze. È venuta a mancare la voce, anche flebile, della regina. Liz Truss prova a tenere a bada i cani.

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