La shangri-la della Corea del Nord: la città ideale coi lavori forzati

Kim ha inaugurato la "città ideale": si chiama Samjiyon ed è stata costruita ai piedi di una montagna sacra, ma secondo le Ong il regime ha impiegato la forza lavoro dei giovani nordcoreani, obbligati a lavorare come schiavi.

La shangri-la della Corea del Nord: la città ideale coi lavori forzati

Il maresciallo Kim Jong-Un ha inaugurato ieri quella che è già stata definita come la "città dei sogni" della Corea del Nord: un vasto complesso abitativo che accoglierà 4mila famiglie ai piedi del monte Paekdu. Località resa sacra dalla nascita di suo padre, il "caro" leader Kim Jon-Il.

Le foto diffuse dall'agenzia ufficiale Kcna, mostrano una città immersa nella neve e illuminata da una pioggia di fuochi d'artificio, che si apre a un leader supremo sorridente e soddisfatto, che con indosso il suo consueto cappotto di pelle nera in perfetto stile Gestapo, taglia un nastro rosso per celebrale l'inaugurazione di Samjiyon: la città che dopo lunghi lavori (e ritardi) ora sorge ai piedi del Mount Paektu. I media di Stato, generalmente ripetitivi per chi ha avuto occasione (come chi scrive) di guardarli, l'ha presentata a tutto il paese come "un modello di civilizzazione moderna"; la perfetta realizzazione di una "utopia socialista", che verrà celebrata come tutte le grandi opere - si pensi alla grande diga Huichon, enorme vanto per il regime - negli anni a venire.

Ma non sarebbe tutto oro ciò che luccica sotto la pioggia di fuochi d'artificio che risaltano nelle montagne innevate: secondo le Ong coreane infatti questo "gioiello" di architettura vagamente post-sovietico sarebbe frutto della fatica e del lavoro migliaia di studenti nord coreani costretti a lavorare anche 12 ore al giorno per volere - o per onore - del regime.

A causa di una serie di ritardi infatti, sembra che gli alti papaveri di Pyongyang abbiano deciso di "coinvolgere" nella costruzione dell'enorme complesso abitativo un gran numero di studenti, letteralmente "arruolati" in quelli che vengono già descritti come lavori forzati da "ponte sul fiume Kwai". Secondo le informazioni note, a causa delle sanzioni internazionali che gravano sulla Corea del Nord, della difficoltà nel reperite materie prime e nell'approvvigionamento dell'area dove si sono svolti i lavori, la costruzione di questa "utopia socialista" sarebbe durata ben 10 anni. Un lungo periodo durante il quale operai specializzati e forza lavoro giovanile avrebbe lavorato in quelle che vengono denunciate dalle associazioni umanitarie come "condizioni da schiavi": ben 12 ore al giorno. La contropartita, per i giovani e marziali studenti coreani, sarebbe stata la possibilità di accedere alle università statali. Privilegio concesso da rigide graduatorie. Come tutto, in Corea del Nord.

Samjiyon comprende appartamenti, hotel, strutture sciistiche e commerciali, centri culturali e strutture mediche, secondo quanto dichiarato agenzia di stampa di Stato, e i suoi 380 blocchi di edifici pubblici e industriali che si estendono per “centinaia di ettari” daranno alloggio e lavoro 4.000 famiglie che si trovano, o verranno "dislocate", nella località sacra. Gli annunci altisonanti del regime sovente non coincidono con la realtà che si vuole mostrare al resto del paese, come al resto del mondo. E non è escluso che come per la costruzione di altre grandi oper, il Partito dei Lavoratori di Corea abbia attinto alla forza e alla dedizione dei giovani nordcoreani, dopo aver terminato gli operai e tutti coloro che sono davvero "obbligati" al lavoro forzato.

Tagliato il nastro, il maresciallo Kim e suoi alti funzionari sono subito tornati ad occuparsi della loro maggiore preoccupazione: le sanzioni imposte dagli Stati Uniti e il nuovo impasse che permane nei negoziati che sembrano essersi ormai impantanati tra Washington e Pyongang. L'ultimo "avvertimento" proferito dal Ministero degli Esteri nordcoreano all’America, riportava parole poco concilianti: "Abbiamo ascoltato fin troppo dialogo retorico da Washington... ora non ascolteremo più. Decidano gli Stati Uniti quale regalo di Natale vogliono".

Nel frattempo, i razzi nascosti nei silos "invisibili" che potrebbero costellare le vaste campagne della penisola, sono tornati colpire bersagli in esercitazione - anche se questa volta si sarebbe trattato solamente si missili a corto raggio (SRBM), che sebbene capaci ci colpire comunque oltre il 38° parallelo, non rappresentano una preoccupazione consistente all'estero.

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