Siberia, caldo record: ma è come l'Alaska di 100 anni fa

Verkhoyansk si trova oltre il Circolo polare artico ed è abituata a sbalzi di temperatura estremi: nel 1892 ha raggiunto la cifra record di -67,8 gradi mentre lo scorso gennaio ha rilevato -57,2

Siberia, caldo record: ma è come l'Alaska di 100 anni fa

In queste ore, i media internazionali hanno riportato la notizia del caldo record registrato in Siberia: lo scorso fine settimana, infatti, la città di Verkhoyansk ha raggiunto i +38° - una temperatura record a livello locale e forse un record per il circolo polare artico. Come spiega Euronews, la temperatura rilevata a Verkhoyansk, come in molti luoghi in questa parte del mondo, è soggetta a importanti fluttuazioni. In inverno, è uno dei luoghi più freddi del pianeta, con temperature che scendono fino a -50°. Poco più di mille abitanti, rileva l'Agi, il paesino si trova a 4.600 km a nord-est di Mosca, oltre il circolo polare artico, ed è abituato a sbalzi di temperatura estremi: nel 1892 ha raggiunto la cifra record di -67,8 gradi mentre lo scorso gennaio ha rilevato -57,2. Nel 1988 il caldo aveva toccato i 37,3 e la media in questo periodo è sui 20 gradi. Ma questo non è il vero problema, secondo una buona parte del mondo scientifico: il punto è che la Siberia ha avrebbe avuto mesi di temperature al di sopra della media, come recentemente reso noto dal Servizio per i cambiamenti climatici della rete europea Copernicus. Questa ondata di calore, secondo le Nazioni Unite, è un segno dell'accelerazione del cambiamento climatico.

"È certamente un segnale allarmante", ha dichiarato Freja Vamborg, scienziata senior del Copernicus Climate Change Service, la quale ha spiegato che il caldo record in Siberia non sorprende perché il riscaldamento globale fluttua e le regioni polari stanno subendo cambiamenti più rapidi rispetto al resto del pianeta. La notizia ha attirato l'attenzione dell'immancabile Greta Thunberg: "Verkhoiansk, a nord del circolo polare artico in Siberia, ha registrato oggi +38°". Letta così, secondo le lenti del climaticamente corretto, sembra davvero che la fine del mondo sia davvero vicina. E che tutto questo processo sia colpa nostra, dell'uomo, come impone la religione laica del catastrofismo gretino. Ma dietro questo dato c'è anche dell'altro: perché è vero sì che a Verkhoyansk è stato raggiunto un record ma quello che non si dice e che sottolinea Giovanni Sallusti su Libero, è che è stato eguagliato l'apice già toccato a Fort Yukon, Alaska, nel 1915, con 37,8 gradi. Più di 100 anni fa, quando Greta non era nemmeno nata. La traduzione normale dell'evento, dunque è: nel 2020 fa un caldo anomalo e terribile al Circolo Polare Artico, come già avvenuto durante altre annate della storia umana, per esempio nel 1915. Ma per i fan del climaticamente corretto imperante non è una spiegazione soddisfacente: se fa caldo in Siberia è ancora una volta (tutta) colpa nostra. Ma è un catastrofismo smentito dalla storia.

Infatti, come spiegava qualche tempo fa Franco Prodi, fratello dell'ex premier Romano Prodi, nonché fisico e docente presso l'Università degli Studi di Ferrara, "nessuna ricerca scientifica stabilisce una relazione certa tra le attività dell’uomo e il riscaldamento globale. Perciò, dire che siamo noi i responsabili dei cambiamenti climatici è scientificamente infondato". I dati che abbiamo a disposizione dicono che, spiegava Prodi, "dai primi anni dell’ottocento (quando sono state state impiantate le prime stazioni meteorologiche in diverse parti del mondo), la temperatura media globale è cresciuta ogni secolo di un decimo di grado. Questo è innegabile, nessuno lo contesta. Ciò che è in discussione, nella comunità scientifica, è la causa di questa crescita" afferma Franco Prodi. L'unica cosa che si conosce per certo, sottolinea il professore, è che "il clima terrestre è il risultato dello scambio di due flussi di fotoni: uno che dal Sole va verso la Terra, e l’altro che sale dalla Terra verso l’esterno. La Terra ha una temperatura di 300 gradi kelvin, circa 25,5 gradi centigradi. È come se da una parte ci fosse una lampada, e dall’altra una palla di vetro. In mezzo a esse, l’atmosfera. Dunque la temperatura della palla di vetro dipende da una molteplicità di fattori, "tra cui la distanza che c’è tra la lampada e la palla di vetro".

Franco Prodi è forse tra i pochi a non cedere al climaticamente corretto, ma di certo non l'unico. Come spiega, tra gli altri, il professor Alberto Prestininzi, intervistato da Atlantico Quotidiano, dal 1800 circa la temperatura sulla terra ha subito un aumento di 0,9 gradi circa. La data alla quale si fa riferimento è poco significativa: è stata assunta perché al 1800 circa si attribuisce l’inizio delle attività industriali, con immissione di CO2 antropica. In effetti, spiega il professore, la temperatura sul pianeta ha iniziato la propria risalita a partire dal 1700 d.C., quando è stato registrato il minimo di temperatura di quella che è stata definita "la piccola era glaciale", il cui inizio è individuato intorno al 1400 d.C. Questo indica che "il sistema naturale climatico si trova oggi in una fase calda” che, tuttavia, "si attesta ancora su valori inferiori a quelli della fase calda medievale del 1200 d.C. circa, quando si trovava a +1,5; +1,7 rispetto al minimo del 1700 d.C..

Dal 2000 ad oggi, salvo un picco del 2017 dovuto al “Niño”, la temperatura sulla terra è rimasta pressoché costante, anzi è diminuita di circa 0,1 gradi". Insomma, inquinamento e riscaldamento globale sono due cose diverse e da non confondere.

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