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Silicon Valley contro Trump: "Gli immigrati sono il nostro futuro"

Google, Facebook, Apple e gli altri giganti californiani contro la stretta presidenziale sull'immigrazione: "Non ci stiamo"

Silicon Valley contro Trump: "Gli immigrati sono il nostro futuro"

Ci sono anche Google, Facebook, Apple ed Uber fra gli scontenti delle ultime mosse di Donald Trump sull'immigrazione.

I colossi mondiali della Silicon Valley esprimono la propria preoccupazione per l'ordine esecutivo firmato dal neo presidente, con cui per i prossimi tre mesi si vieta l'ingresso negli Usa ai cittadini di sette Paesi a maggioranza islamica, compresi i possessori di green card.

Queste aziende leader a livello globale hanno infatti migliaia di impiegati provenienti da Libia, Somalia, Sudan, Siria, Iran, Iraq e Yemen e la nuova norma voluta dalla Casa Bianca rischia di paralizzarne l'attività.

Google ad esempio, scrive il quotidiano britannico The Independent, ha avvisato i propri dipendenti di una di queste sette nazionalità di cancellare immediatamente i viaggi all'estero e di contattare immediatamente il dipartimento delle risorse umane. Secondo lo chief executive Sundar Pichai sarebbero almeno 187 i dipendenti coinvolti.

Anche il Ceo di Apple Tim Cook ha spiegato che l'azienda di Cupertino "non esisterebbe senza l'immigrazione", ricordando che lo stesso Steve Jobs era figlio di un immigrato siriano.

Parole

analoghe a quelle di Mark Zuckerberg, che contro il bando di Trump ha ricordato come "gli Stati Uniti sono una nazione di immigrati: dovremmo esserne orgogliosi, anche perché essi sono il nostro futuro."

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