Save the Children fa sapere che una propria clinica ostetrica, nella provincia siriana di Idlib (Siria), zona sotto il controllo dei ribelli, è stata bombardata e ha subito gravi danni. Ci sono vittime: il bilancio provvisorio parla di almeno due morti e 3 feriti. Sarebbero tutti parenti di pazienti che erano in visita. La struttura, l'unica clinica ostetrica nel raggio di circa 110 chilometri, per l'esattezza si trova a Kafer Takhareem. L'Osservatorio siriano per i diritti umani riferisce che alcuni attacchi aerei hanno colpito sia l'ospedale che un edificio sede della protezione civile. Il portavoce di Save the children rivela che la clinica colpita lavora con circa 1.300 donne e bambini al mese e negli ultimi 30 giorni vi sono nati 340 bambini.
Non si sa chi abbia condotto il raid. La cittadina è nelle mani dei ribelli del Libero esercito siriano e, insieme alla struttura sanitaria, è stato colpito e gravemente lesionato anche un edificio adiacente della Difesa civile, un corpo volontario che opera nelle zone del Paese controllate dalle forze anti Assad.
Il complesso è rimasto in parte distrutto, specie il settore dell’ingresso principale. L’ong ha precisato che l’ospedale è il più importante del suo genere nell’area, e che ogni mese vi avvengono oltre trecento parti assistiti. Dal canto suo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, organizzazione dell’opposizione non radicale in esilio con sede a Londra, riferisce che la struttura "non è quasi più operativa" a causa dei danni subiti.
Save the children ha anche pubblicato un video con le immagini che documentano gli effetti dell'attacco, con la struttura crollata e diverse ambulanze (guarda il video). "Sconvolti dalla notizia che un ospedale pediatrico che sosteniamo è stato bombardato. La violenza deve cessare", si legge in un altro tweet della ong.
Raid coalizione pro-Usa causano 41 morti
È di almeno 41 morti, compresi ben 28 civili tra cui sette bambini e diverse donne, il bilancio non ancora definitivo dei raid aerei condotti nelle ultime 24 dalla coalizione internazionale guidata dagli Usa contro lo Stato Islamico: lo denuncia l’Osservatorio siriano per i diritti umani, secondo cui non è ancora stato possibile verificare l’identità delle altre persone uccise. I bombardamenti si sono concentrati su al-Ghandoura, villaggio della provincia settentrionale di Aleppo controllato dall’Isis. La località si trova una ventina di chilometri a nord di Manbij, altra roccaforte jihadista da tempo assediata dalla cosiddette Qsd, o Forze Siriane Democratiche, un cartello di milizie prevalentemente curde che comprendono però anche combattenti arabi, assiri, turcomanni, armeni e circassi. Le Qsd sono appoggiate da Washington e dai suoi partner, ma godono anche del sostegno della Russia, schierata invece con il regime di Bashar al-Assad.
Stando a Rami Abdel Rahman, direttore dell’Osservatorio, non si sa ancora se tredici tra coloro che hanno perso la vita fossero semplici abitanti o seguaci del califfato. In un primo momento si erano comunque contati soltanto quindici morti, il cui numero si è però poi impennato.
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