Per far nascere la sua bambina, i medici le hanno dovuto praticare un cesareo d'urgenza. Perché ad Aleppo, ormai da più di quattro anni, c'è la guerra. E la madre, Amira, non poteva che partorire così, dopo essere stata colpita dai frammenti di un missile, uno dei molti che si sono abbattuti sulla città, nel bel mezzo dello scontro in Siria.
Le bombe, nella vita della neonata, sono arrivate prima di prendere la prima boccata d'aria. È venuta al mondo con un frammento di ordigno conficcato nella testa, uno shrapnel finito nel ventre della madre. Una vita complicata già da prima della nascita. Poi i primi segni di vita, adagiata su un tavolaccio della sala operatorio.
I medici hanno consigliato alla madre di chiamarla Amal, "speranza" in lingua araba. Una parola che per i siriani è da tempo difficile da pronunciare, ma riaccesa da un piccolo miracolo in una sala operatoria. Amal vivrà, così come la madre. Sui social network l'ospedale ha scritto che stanno entrambe bene.
Nascere, per la bambina, è però soltanto la prima sfida superata.
In una Aleppo frammentata, divisa tra le aree controllate dal regime e quelle in mano alle forze d'opposizione, gli attacchi aerei e i bombardamenti con i barili-bomba sono una costante. Il difficile è appena cominciato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.