“Gli Stati Uniti hanno dichiarato guerra allo Stato islamico e non al regime di Bashar al-Assad”. Il Pentagono ha difeso ieri il dispiegamento di una piccola forza supplementare per combattere i militanti dello Stato islamico in Siria dinanzi i senatori che chiedevano una risposta militare forte contro il regime di Damasco.
I legislatori hanno chiesto lumi al Segretario della Difesa Ash Carter ed al generale Joseph Dunford, presidente del Joint Chiefs of Staff, sul motivo per cui le forze militari degli Stati Uniti non hanno ancora attaccato la minaccia più grande per la popolazione siriana: il regime di Assad.
Milioni di profughi – ha chiesto il senatore John McCain, Presidente della Commissione Forze Armate – 300 mila persone uccise, cosa abbiamo intenzione di fare al riguardo? Odio ammetterlo – ha aggiunto McCain – ma ad ammazzare 300 mila persone non sono stati i terroristi dello Stato islamico, ma Bashar Assad.
“Mi chiedo allora quali sono le nostre opzioni militari e la nostra strategia se la situazione dovesse peggiorare ad esclusivo discapito dei civili”. Carter e Dunford hanno replicato affermando che l’obiettivo principale delle operazioni militari statunitensi in Siria è eliminare lo Stato islamico. Generale Dunford – ha controreplicato il senatore Roger Wicker –la maggior parte delle vittime sono causate dalle bombe dell’esercito di Assad.
Lo so senatore – ha risposto Dunford – ma noi abbiamo dichiarato guerra allo Stato islamico, non al regime siriano. La scorsa settimana, il Segretario di Stato John Kerry ha dichiarato che la Russia ha ammassato artiglieria pesante a ridosso della città di Aleppo e che potrebbe essere imminente un’offensiva per riprendere la città. Le Nazioni Unite continuano a fare pressioni su Stati Uniti e Russia affinché sostengano un nuovo round di colloqui di pace, mentre il numero di siriani uccisi continua tragicamente ad aumentare.
Con l’espediente di colpire le forze di Al-Nusra, l’aviazione di Assad ha ripetutamente lanciato attacchi, durante il cessate il fuoco, contro la città di Aleppo ed Idlib sotto gli occhi di una impotente Comunità internazionale. Proprio per Aleppo, a breve potrebbe iniziare un’offensiva su larga scala. Le truppe governative hanno ormai isolato la città più popolosa della Siria, tagliando le linee di rifornimento che giungevano dal confine turco. Se cadesse Aleppo, in parte controllata dall’opposizione siriana, potrebbe cambiare rapidamente l’intera situazione strategica siriana.
Si teme, infatti, una radicalizzazione più profonda dell'opposizione nel nord della Siria ed un colpo diretto alla prospettiva strategica di supporto agli insorti dell’occidente. Secondo le Nazioni Unite, nelle ultime 48 ore, ogni 25 minuti è stato ucciso un siriano. Un siriano ferito ogni 13 minuti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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