Socialisti e Podemos già si sfilano. "No" a un nuovo governo di Rajoy

Dopo le elezioni a rischio la governabilità. Il Psoe: "La Spagna ha votato per il cambiamento"

Socialisti e Podemos già si sfilano. "No" a un nuovo governo di Rajoy

È una vittoria fragile quella che ieri ha conquistato Mariano Rajoy in Spagna. Un risultato, quello uscito dalle urne, che non assicura la governabilità del Paese, tanto più che quest'oggi il Partito Socialista Operaio Spagnolo (Psoe) di Pedro Sanchez, seconda formazione politica alle elezioni, ha annunciato che non appoggerà il premier uscente.

Con 90 seggi conquistati, il partito ha comunque portato a casa il risultato peggiore dalla fine della dittatura di Francisco Franco, perdendone venti rispetto alle ultime elezioni. Un risultato definito "accettabile" e comunque sufficiente a conferma il "no" all'investitura di Rajoy.

A sbarrare la strada a un governo dei Popolari non c'è soltanto Sanchez. Anche Pablo Iglesias, leader di Podemos, non vede di buon occhio un esecutivo di questo tipo. In un quadro politico frammentario, è invece pronto a un giro di consultazioni per verificare la possibilità di accordi.

In serata Rajoy ha detto che avvierà un dialogo con gli altri partiti per tentare di formare un "governo stabile": "La Spagna non può permettersi un periodo di stallo politico" ha affermato, invitando i dirigenti degli altri partiti ad agire con "senso della responsabilità e lungimiranza politica". Il premier non ha precisato con quali partiti avvierà conversazioni. Il Pp è arrivato primo con 123 seggi su 350 davanti a Psoe (90), Podemos (69), Ciudadanos (40), i due partiti indipendentisti catalani (9 e 8) e i nazionalisti baschi del Pnv (6). Rajoy ha detto che condurrà il dialogo con gli altri partiti "con generosità e con lo sguardo posto verso l’interesse generale della Spagna". Il premier spagnolo ha anche rilevato che il Pp continua ad avere la maggioranza assoluta nel Senato e quindi può bloccare qualsiasi riforma costituzionale.

Il segretario di Podemos Pablo Iglesias ha ribadito oggi che il partito post-indignado chiede la convocazione di un referendum sull’indipendenza della Catalogna, per il quale secondo diversi analisti potrebbe essere necessaria una modifica della costituzione.

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