A soli 10 anni è morta dissanguata dopo un'operazione di infibulazione. L'ennesima tragedia legata alle mutilazioni genitali femminili è andata in scena nella Somalia centrale, nel Corno d'Africa tristemente famoso per questo genere di pratiche.
La bimba, denuncia l'ong "Galkayo education for peace and development", è morta in ospedale il 14 luglio scorso per i postumi di un'operazione chirurgica finita male. Secondo la ricostruzione fornita dalla direttrice dell'organizzazione non governativa, Hawa Aden Mohamed, nel corso dell'intervento i medici avrebbero reciso per errore una vena della bimba che per questo sarebbe morta dissanguata.
Secondo i dati delle Nazioni Unite, nel Corno d'Africa (Somalia, Etiopia, Eritrea e Gibuti, ndr) ben il 98% delle bimbe in tenera età viene sottoposta a questa pratica ancestrale. Secondo gli attivisti che tentano di combatterla, i governi sarebbero particolarmente riluttanti ad intervenire con misure legislative ad hoc perché timorosi di perdere l'appoggio dei gruppi conservatori religiosi e tradizionali, che si oppongono alla messa al bando dell'infibulazione.
Si tratta di un rituale atroce che consiste nella rimozione per via chirugica dei genitali esterni delle bambine appena prima che raggiungano l'età dello sviluppo, spesso eseguita in condizioni igieniche pessime. Secondo la tradizione, la "defibulazione" viene pratica direttamente dallo sposo in occasione delle nozze.
In diverse aree del corno d'Africa (ad esempio l'Eritrea) la pratica è stata messa al bando da anni ma ciò non impedisce che essa resti largamente diffusa a tutti i livelli della società.Secondo le Nazioni Unite in tutto il mondo sarebbero 200 milioni le ragazze sottoposte a questa barbara usanza, in 27 Paesi africani e in diverse regioni di Asia e Medio Oriente.
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