La corona inglese perde pezzi (e territori): "Siamo indipendenti..."

Il principe William dichiara pubblicamente di essere pronto ad accettare e a supportare le aspirazioni repubblicane di Bahamas, Giamaica e Belize

La corona inglese perde pezzi (e territori): "Siamo indipendenti..."

Il viaggio ai Caraibi di William e Kate si è rivelato un successo a metà. Non sono bastati i balli e le escursioni subacquee per rafforzare il Commonwealth e, quindi la Corona. La regina Elisabetta rischia seriamente di perdere nuovi territori. Dopo le contestazioni in Belize e in Giamaica, le accuse di essere gli eredi della mentalità coloniale e le dichiarazioni politiche del primo ministro giamaicano, il principe William fa un passo indietro con un discorso clamoroso.

“Cosa resta ai bahamiani?”

Il royal tour di William e Kate ha riservato sgradite, ma non tanto inaspettate, sorprese. La coppia è stata duramente criticata in Belize, tanto da dover rinunciare alla tappa nel villaggio di Indian Creek. In Giamaica e alle Bahamas le cose non sono andate meglio. Polemiche e manifestazioni contro la monarchia inglese hanno seguito passo dopo passo i duchi nel viaggio che avrebbe dovuto ridare lustro alla Corona attraverso l’immagine patinata ma alla mano della nuova generazione. Lo scorso 24 marzo, a Nassau, i duchi sono stati accolti dal primo ministro Philip Davies e dalla moglie Ann-Marie, poi hanno trascorso il primo giorno alle Bahamas, ultima tappa del tour, visitando una scuola nonostante il tempo inclemente. L’abito verde acqua del marchio Self-Portrait e i gioielli della designer del luogo, Nadia Irena, indossati da Kate Middleton non hanno incantato le folle. Anzi.

Il Bahamas National Reparations Committee (Bnrc), organizzazione che si propone di ottenere “riconciliazione, verità e giustizia” per coloro che hanno subito l’orrore della schiavitù e per i loro discendenti, ha scritto ai Cambridge una lettera che di diplomatico non ha nulla: “Loro, la loro famiglia di reali e il loro governo devono ammettere che la loro...economia è stata costruita sulle spalle dei nostri avi...", evidenziando: "Una volta che William e Kate saranno passati sulle strade appena rifatte e tra i muri riverniciati di fresco e avranno salutato con le mani gli scolari fatti uscire dalle aule per vederli sfilare, che cosa sarà rimasto ai bahamiani?”. E ancora: “Siamo stanchi di pagare letteralmente con le nostre vite per il mantenimento di una situazione in cui noi siamo sfruttati così che altri possano essere elevati...È ora di avere giustizia e dei risarcimenti”. Non solo. Nella lettera viene precisato che il costo dello “stravagante” royal tour dei Cambridge sarebbe stato pagato anche dai cittadini di Bahamas, che si chiedono: “Perché dobbiamo pagare ancora” per una nazione che ha fondato il suo potere e la sua “grandezza” sulla “schiavitù...e il degrado del popolo...?”.

L’annuncio sorprendente

Di fronte a tanta ostilità il principe William, pur non perdendo la sua usuale compostezza, ha dovuto cedere. In un discorso pronunciato al ricevimento organizzato dal Governatore Generale delle Bahamas, Sir Cornelius Alvin Smith, il duca ha dichiarato: “So che non vedete l’ora di celebrare i 50 anni di indipendenza, il prossimo anno. E con la Giamaica che quest’anno festeggia i 60 anni di indipendenza e il Belize che ha raggiunto i 40 anni lo scorso anno, voglio dire questo: supportiamo con orgoglio e rispetto le vostre decisioni sul futuro. Le relazioni si evolvono. L’amicizia rimane”. Parole importantissime di apertura, soprattutto se pronunciate dal futuro re d’Inghilterra. William, Sua Maestà, l’intera royal family girano pagina. Volenti o nolenti.

“I principi appartengono alle favole”

Il discorso di William è stato preceduto da grandi pressioni impossibili da ignorare. A Kingston, in Giamaica, la manifestazione contro la Corona e la lettera aperta ai duchi, entrambe iniziative partite dalla scrittrice e attivista Opal Palmer Adisa, sono state un brutto colpo per i Windsor. I cartelloni dei manifestanti recitavano: “Re, regine, principi e principesse appartengono alle favole, non alla Giamaica” e “Chiedete scusa, ora”. La lettera, firmata da una delegazione giamaicana, chiede a William e Kate di scusarsi pubblicamente per la sofferenza inflitta dai loro avi con il colonialismo e lo schiavismo, esigendo anche un risarcimento economico. Intervistata dall'Independent Opal Palmer Adisa ha dichiarato: “Kate e William sono in una posizione in cui beneficiano di quanto successo ai nostri antenati, mentre noi non ne beneficiamo. Sono, quindi, dei complici. Lo stile di vita lussuoso che hanno avuto e continuano ad avere è il risultato del sangue, delle lacrime e del sudore dei nostri bisnonni”. In Belize in Giamaica e alle Bahamas c’è anche chi si rifiuterebbe di celebrare il Giubileo di Platino per i 70 anni di regno della regina Elisabetta.

Il “profondo dolore” del principe William

In seguito a queste proteste e prima ancora di dichiarare il suo supporto alle decisioni politiche dei Paesi caraibici il duca di Cambridge ha dovuto fare un’altra importante ammissione. Durante il ricevimento di benvenuto in Giamaica, organizzato per William e Kate nella serata del 23 marzo 2022, il principe ha risposto, con un discorso ufficiale, alle accuse piovute su di lui e sulla sua famiglia. Ha espresso “un profondo dolore” per “la spaventosa atrocità della schiavitù”, chiarendo: “La schiavitù è stata ripugnante, ciò non sarebbe mai dovuto accadere. Concordo fermamente con mio padre, il principe di Galles, che lo scorso anno, a Barbados, disse che la terribile atrocità della schiavitù macchia per sempre la nostra storia”. L’economista Rosalea Hamilton, tra i firmatari della lettera aperta dei giamaicani ai Cambridge, ha espresso dei dubbi sull’essenza del discorso di William e al Guardian ha detto: “Penso sia ciò che ci si aspettava, una dichiarazione di pentimento, ma non sono certa che si possa tradurre in scuse formali, ovvero ciò che tutti stavano aspettando”.

“Vogliamo la repubblica”

Le manifestazioni dei giamaicani non sono rimaste fuori dai palazzi del potere. Al contrario, sono state ufficializzate dal primo ministro Andrew Holness il quale, durante l’incontro con i Cambridge, tenutosi lo scorso 23 marzo, ha messo le cose in chiaro affermando: “Siamo molto, molto felici di avervi qui e speriamo abbiate ricevuto una calorosa accoglienza. La Giamaica è una nazione libera…ci sono questioni che, come sapete, sono irrisolte, ma la vostra presenza qui ci dà l’opportunità di collocare questi temi nel loro contesto…La Giamaica…un Paese orgoglioso della sua storia, fiero di ciò che abbiamo raggiunto. E vogliamo voltare pagina, intendiamo…diventare un Paese…indipendente”. Le posizioni di Andrew Holness sono sempre state chiare, fin dalla sua elezione nel 2016.

C’è la concreta possibilità che Sua Maestà debba rassegnarsi a perdere, dopo la Guyana (repubblica dal 1970), Trinidad e Tobago (1976), Dominica (1978) e Barbados (2021) altri diamanti della sua Corona.

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