"Mostriamo al mondo come fare..": il piano rivoluzionario di BoJo per il Covid

Il Regno Unito sta studiando un nuovo sistema per convivere con il virus al di là dell'emergenza: il piano di Londra prevede una riduzione delle misure dal 26 gennaio e un totale cambiamento da marzo

"Mostriamo al mondo come fare..": il piano rivoluzionario di BoJo per il Covid

Forse è arrivato il tempo di pensare alla pandemia 2.0, ossia alla convivenza con il Covid e le sue varianti sapendo che non se andranno mai più o comunque non a stretto giro. È per questo motivo che la Spagna ha già un piano per trattare il virus come una comune influenza e anche Londra si prova ad adeguare ad una circolazione più endemica e meno pericolosa.

Il piano di Londra

Con vaccini e contagi la pandemia è cambiata e sta cambiando sotto i nostri occhi nonostante l'emergenza sia lontanta dall'essere finita. Come è stato per le prime vaccinazioni e il "modello inglese" adottato da Johnson, spesso peraltro contestato, il ministro dell'Educazione britannico Nadhim Zahawi ritiene che la Gran Bretagna sarà "una delle prime grandi economie a dimostrare al mondo come transitare dalla pandemia alla malattia endemica, e poi affrontarla per quanto tempo rimarrà con noi, che siano cinque, sei, sette o dieci anni".

Perché c'è ottimismo sul Covid

Come ci siamo occupati sul Giornale.it, in Regno Unito, Londra compresa, si assiste da giorni al calo dei contagi da Omicron dopo il picco di 200mila casi registrato martedì 4 gennaio. Sebbene le ospedalizzazioni, però, aumentino ancora causa della maggiore diffusività del virus, i decessi sono notevolmente in calo grazie alla protezione offerta dai vaccini, in particolare dalle terze dosi. Da qui nasce l'ottimismo inglese degli ultimi dati: i casi "non stanno salendo come prima e potrebbero essersi stabilizzati in tutto il Paese, ha affermato il professor David Spiegelhalter, tra i massimi esperti statistici britannici, come riportato dal Corriere. "Certamente non vedremo un grande aumento in termini di ricoveri in terapia intensiva e di decessi".

Le mancate restrizioni di Johnson

Come anticipato, Boris Johnson è stato a lungo criticato per essere stato troppo permissivo circa le misure di contenimento della pandemia invece di attuare provvedimenti più drastici. La scelta, rischiosissima, sembra essere stata premiata dopo aver "scavallato" il grosso dell'ondata di Omicron, probabilmente già alla spalle. "È stato un azzardo – ha commentato Spiegelhalter – ma potrebbe essersela cavata". Da sempre, però, il governo britannico ha scelto una "convivenza" con il Covid nonostante i numeri andassero in direzione opposta. Nonostante tutto, anche la Gran Bretagna ne era uscita prima di Omicron ma poi c'è stato un dietrofront con la reintroduzione delle mascherine al chiuso (mai imposte all'aperto) e una leggerissima forma di green pass valida soltanto per le discoteche e i grandi eventi.

Cosa accadrà il 26 gennaio

Johnson ha "tenuto botta" anche nel periodo natalizio, più che altro per ragioni politiche visto che i conservatori si erano già arrabbiati e ribellati per quelle minime misure di restrizione. La vaccinazione ha fatto il suo corso, con oltre il 60% dei vaccinati over 12 con la terza dose, numeri di gran lunga migliori della stessa Italia per quanto riguarda il booster. Il "d-day" sarà mercoledì 26 gennaio, quando andranno riviste le misure in vigore: i conservatori invocano il "liberi tutti", probabilmente si aboliranno green pass e lavoro da casa (smart working) con il ritorno al gran completo negli uffici mentre rimarranno soltanto le mascherine sui mezzi di trasporto.

Entro marzo, poi, dovrebbe entrare in vigore un "piano Covid" per la convivenza pacifica con il virus: niente più tamponi di massa e riduzione della quarantena in caso di positività. Ecco come potrebbe essere la pandemia 2.0 di Londra, quella della convivenza con il virus senza troppi allarmismi.

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