Stati Uniti, donna avvelena e uccide marito con collirio: condannata

Il principio attivo del medicinale, la Tetraidrozolina, può diventare letale se assunto per via orale. L'ex infermiera ha somministrato il farmaco al marito per tre giorni, versandone alcune gocce nella sua bevanda: “Volevo farlo soffrire, non ucciderlo”

Stati Uniti, donna avvelena e uccide marito con collirio: condannata

È stata condannata a 25 anni di reclusione in carcere dal tribunale della contea di York (Carolina del Sud, Stati Uniti), la 53enne che nel 2018 uccise il marito somministrandogli di proposito un farmaco risultato poi tossico e letale. Ascoltata più volte dagli inquirenti, la donna ha affermato di aver agito con il solo scopo di provocare del dolore fisico al coniuge, non di causarne la morte.

Protagonista della vicenda l'ex infermiera Lana Sue Clayton, che nell'estate di due anni fa si servì di un banale collirio per avvelenare il consorte, il 64enne Stephen D. Clayton. Stando a quanto ricostruito durante le indagini, la donna riuscì a somministrare il medicinale alla vittima versandone diverse gocce nella sua bevanda, un'operazione ripetuta per tre giorni di fila, dal 19 al 21 luglio 2018. In questo modo l'uomo ha ingerito il veleno senza neppure accorgersene.

La Tetraidrozolina, principio attivo presente all'interno del collirio utilizzato dalla 53enne, è un farmaco da banco utilizzato principalmente per alleviare rossori o irritazioni dell'occhio, ma come tutti i farmaci può diventare pericoloso se assunto in maniera errata. Se ingerito, come nel caso del signor Clayton, raggiunge velocemente il sistema nervoso centrale ed il sangue, provocando un pericoloso restringimento dei vasi sanguigni. Le conseguenze possono essere letali.

Inconsapevole del fatto che la moglie lo stesse a poco a poco avvelenando, il 64enne è morto fra atroci sofferenze. Il decesso è avvenuto fra le pareti dell'abitazione della coppia nella città di Clover (Carolina del Sud).

Sono stati i risultati degli esami autoptici ad incastrare la donna. I medici, infatti, hanno riscontrato la presenza di Tetraidrozolina nel sangue del defunto.

Arrestata nell'agosto del 2018, Lana Sue si è infine dichiarata colpevole di omicidio colposo volontario, ma ha dichiarato di non aver mai avuto intenzione di uccidere il coniuge.

“Ho messo impulsivamente il Visine nella bevanda di Steven, ma l'ho fatto solo per farlo stare male", ha infatti detto la 53enne in tribunale, come riportato dal “NewYorkPost”. “Non pensavo che lo avrebbe ucciso”.

Giovedì scorso, la donna è stata condannata ad una pena di 25 anni, come disposto dal giudice della contea di York.

In seguito alla vicenda, l'American Academy of Ophthalmology (Stati Uniti) ha voluto ricordare ai consumatori i potenziali pericoli che potrebbero derivare dall'abuso di costrittori di vasi sanguigni, come la

Tetraidrozolina. Se assunto per via orale, il farmaco può causare sintomi quali sonnolenza, respiro lento o addirittura assenza di respiro, bradicardia (battito cardiaco lento), ipotermia, fino ad arrivare in alcuni casi anche al coma.

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