A settant'anni dalla sua conclusione, le tracce lasciate dalla seconda guerra mondiale continuano ad essere utili per gli studiosi di tutto il mondo, mostrando talvolta risvolti inaspettati. Un gruppo di ricercatori dell'Università di Reading, nel Regno Unito, ha infatti scoperto come le esplosioni causate dai bombardamenti alleati durante il conflitto non abbiano generato ripercussioni solo a livello del suolo, ma anche all'interno della ionosfera, la fascia più esterna e più estesa dell'atmosfera terrestre. Secondo i dati presentati dallo studio, pubblicati mercoledì sula rivista del settore Annales Geophysicae, ogni bombardamento rilasciava nell'aria una mole di energia pari a quella di trecento fulmini, che riducendo la concentrazione di elettroni negativi nel luogo degli impatti favoriva il surriscaldamento degli strati atmosferici immediatamente superiori, con effetti riportati fino a mille chilometri d'altitudine. Come affermato però dal professore di fisica spaziale e atmosferica Christopher Scott, coautore della ricerca assieme al collega Patrick Major, le conseguenze delle esplosioni - pur rimanendo significative - risultavano piuttosto circoscritte: "Sono stati effetti temporanei, che hanno riscaldato solo leggermente l'atmosfera. Gli effetti sulla ionosfera sono durati fino alla dissipazione completa del calore generatosi dalle bombe".
Particolarmente interessante inoltre è anche il metodo con cui i due ricercatori sono riusciti ad estrapolare le informazioni circa i cambiamenti avvenuti nell'atmosfera. Utilizzando infatti una procedura di controllo incrociato, le registrazioni di 152 diversi bombardamenti avvenuti in territorio inglese tra il 1943 ed il 1945 - classificati per quantità e tipologia di esplosivo - sono state confrontate con i dati delle misurazioni atmosferiche raccolti dalla Radio Research Station di Slough, in Inghilterra, nello stesso periodo di tempo. La comparazione tra queste due diverse fonti ha permesso di individuare una correlazione diretta tra l'esplosione di ordigni dal peso compreso tra le cento e le ottocento tonnellate e oscillazioni della ionosfera che si sono verificate dalle tre alle sette ore successive. Per dare un'idea della potenza delle detonazioni, basti pensare che una sola tonnellata di tritolo sprigiona la stessa energia di un singolo fulmine.
All'epoca della seconda guerra mondiale gli effetti post esplosivi della ionizzazione dell'aria non erano ancora stati studiati dettagliatamente, perciò la maggioranza delle persone era del tutto ignara dei possibili danni che potevano essere riportati dall'organismo umano o dai macchinari bellici. A tal proposito Patrick Major spiega: "I piloti che partecipavano ai raid spesso riportavano malfunzionamenti agli aeroplani anche se si mantenevano al di sopra dell'altitudine raccomandata, mentre chi si trovava a terra sotto i bombardamenti veniva sbalzato via dalle onde d'urto delle esplosioni" - aggiungendo - "Circolavano anche voci che consigliavano a chi si trovava nei rifugi di avvolgersi un asciugamano bagnato intorno alla faccia, per impedire alle onde d'urto di far collassare i polmoni lasciando il resto del corpo intatto".
Pur concentrandosi su fenomeni atmosferici contenuti, l'analisi dei risultati ottenuti da questo studio permetterà in futuro di comprendere con maggior precisione l'impatto delle oscillazioni ionosferiche sulle moderne tecnologie. La ionizzazione dei gas presenti nella ionosfera, fenomeno causato principalmente dall'attività del nostro Sole (brillamenti solari, venti solari e tempeste geomagnetiche), comporta infatti notevoli interferenze nel funzionamento di tutte quelle strumentazioni che si servono delle tecnologie wireless e satellitari come le comunicazioni radio, i sistemi Gps ed i radiotelescopi, arrivando persino a danneggiare i sistemi di rilevamento meteorologico. Un celebre caso di malfunzionamento tecnico dovuto alle oscillazioni della ionosfera fu durante la tempesta solare del 28-29 ottobre 2003, quando la temporanea disgregazione della ionosfera mando fuori uso le apparecchiature Gps in tutto il pianeta, costringendo gli aerei in volo in quel momento a correggere manualmente le proprie rotte.
Entusiasta dei risultati della ricerca, Christopher Scott è già pronto ad analizzare altri archivi scientifici per poter approfondire maggiormente lo studio dei cambiamenti atmosferici, e afferma:"Penso che per quanto mi riguarda tutto ciò abbia davvero raddoppiato il mio entusiasmo nel cercare di digitalizzare questi dati storici. C'è un sacco di dati inutilizzati che giacciono sugli scaffali.
" - aggiungendo -"Questa ricerca è davvero importante se intendiamo comprendere la ionosfera nel suo complesso. Sappiamo che essa è controllata dall'attività solare, ma le sue variazioni molto più ampie di quanto possano attualmente essere spiegate".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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