Cinque domande a cui rispondere sull'uccisione dell'ostaggio croato

Da Zagabria ancora non confermano la morte di Tomislav Salopek per mano dell'Isis. E i gruppi coinvolti nel sequestro potrebbero essere due

Cinque domande a cui rispondere sull'uccisione dell'ostaggio croato

Ad attenersi alle dichiarazioni ufficiali, neppure che Tomislav Salopek sia morto è un fatto che si possa dare per scontato. Alcuni giorni dopo la pubblicazione su twitter di una fotografia che mostrerebbe la decapitazione dell'ostaggio croato da parte dei jihadisti del Sinai legati al sedicente Stato islamico, i punti interrogativi sono ancora molti.

Quando?

Quello che si sa con certezza è che Tomislav Salopek è stato rapito il 22 luglio scorso, a una cinquantina di chilometri dal Cairo. Di lui non si è saputo nulla fino al 5 agosto, quando un video diffuso dai simpatizzanti dell'Isis ha rivelato che il 30enne croato si trovava nelle mani dei jihadisti e dato un nome all'ostaggio, ancora anonimo su molti articoli della stampa internazionale.

C'è un buco di due settimane tra la sparizione di Salopek e la sua ricomparsa in un video che lo mostra inginocchiato davanti a un boia armato di coltello, minacciato di morte se il governo egiziano non acconsentirà a liberare le "donne musulmane incarcerate".

Chi?

È stato l'Isis. O meglio lo Stato del Sinai, il gruppo egiziano che un tempo era conosciuto come Ansar Bayt al-Maqdis e che poi ha giurato fedeltà al sedicente Stato islamico, Lo dimostra il filmato in cui compare Tomislav Salopek. Ogni singolo dettaglio ricorda i troppi video di decapitazioni già visti in passato.

È stato l'Isis a ucciderlo, certo. Ma forse non a rapirlo. La precisazione arriva da Zagabria, dove il ministro degli Esteri croato Vesna Pusic assicura che nella vicenda sono coinvolti almeno due gruppi. Dunque i sequestratori del giovane croato potrebbe non essere gli stessi che poi lo hanno ucciso e che hanno diffuso il video in cui Salopek rivolgeva le richieste dei rapitori alle autorità egiziane.

A sorreggere questa ipotesi c'è una richiesta di riscatto rivolta alla Compagnie Generale de Geophysique francese, di cui parla di nuovo il governo croato. Salopek - l'ipotesi a questo punto è legittima - potrebbe essere stato venduto ai jihadisti del Sinai dopo il fallimento di una trattativa.

Le richieste

"Liberate le donne musulmane che si trovano nelle carceri egiziane". Questo chiedevano i jihadisti, per bocca dell'ostaggio croato. Una richiesta estremamente vaga, abbastanza da far pensare che il gruppo non avesse fin dall'inizio nessuna intenzione di lasciarlo andare vivo.

L'ultimatum dato dai sequestratori è chiaro: 48 ore di tempo per rispondere alle domande o condannare a morte Salopek. Ma non è ben chiaro quando si debba considerare scaduto il tempo e di giorni ne passano ben più di due. La foto che mostrerebbe l'ostaggio morto viene diffusa online il 12 agosto, a una settimana dal video.

L'appello per la scarcerazione delle donne musulmane nel frattempo sparisce. La didascalia dell'immagine che mostrerebbe il cadavere di Tomislav Salopek parla piuttosto di una ragione differente che ha convinto i jihadisti a togliergli la vita. Ricorda il ruolo dei croati nella guerra contro il sedicente Stato islamico, accusa Zagabria, che si è impegnata a fornire un sostegno alla lotta dei curdi contro l'Isis.

Perché lui?

Una domanda legata direttamente a quelle precedenti. Se davvero i sequestratori non appartengono all'Isis e considerato che nel filmato del 5 agosto non si parla del ruolo della Croazia nella guerra al terrorismo, è possibile che Tomislav Salopek sia stato rapito perchè "occidentale" e non perché cittadino croato.

Dove?

Dove sia avvenuto il sequestro si sa. Dove sia avvenuta l'uccisione - posto che ufficialmente le autorità croate ancora non l'hanno confermata - non è per nulla chiaro. Salopek è stato portato nella penisola del Sinai, dove i jihadisti egiziani sono più forti? Oppure una cellula ha agito al di fuori della zona dove si concentra di solito l'azione dello Stato del Sinai?

Molte le domande che ancora devono trovare una riposta, una la certezza: lo

Stato del Sinai per la prima volta potrebbe avere decapitato un ostaggio occidentale, dopo avere utilizzato le brutali esecuzioni anche in passato. Se sia il segnale di una nuova escalation è ancora presto per dirlo.

@ACortellari

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