Susa, fucina dei foreign fighter dell'Isis

La Tunisia è il paese che finora ha fornito il più alto numero di foreign fighter allo Stato islamico. E la maggior parte di questi sono originari proprio di Susa

Susa, fucina dei foreign fighter dell'Isis

La Tunisia è il paese che finora ha fornito il più alto numero di foreign fighter allo Stato islamico. La maggior parte sono originari proprio di Susa, la località turistica colpita oggi da un attentato.

Sui circa tremila tunisini che combattono con i jihadisti del califfo Abu Bakr al Baghdadi, secondo dati ufficiali citati in un servizio della tivù satellitare al Jazeera di novembre 2014, un migliaio sarebbero di Susa. Alcuni quartieri della città, come al Qalaa al Kubra, al Riyadh, al Shabab e Hamam Soussa, sono veri e propri centri di reclutamento di potenziali terroristi. Lo stesso succede in sobborghi come Herkalion, Sidi Abdelhamid e Nafidha. Questi quartieri sono stati spesso teatro di scontri tra estremisti islamici e forze della polizia. Nel 2012, in un attacco a un commissariato, persero la vita due attivisti salafiti, mentre nell'ottobre del 2013 un kamikaze si fece esplodere sulla spiaggia di Susa, fortunatamente senza fare vittime.

Raccogliendo le testimonianze di residenti della città, al Jazeera ha raccontato di come, troppo spesso, si perdano le tracce di giovani che frequentano alcune specifiche moschee di Susa e di come, nei giorni successivi, le famiglie vengano a sapere della loro partenza per la Turchia, con destinazione finale nei territori controllati dallo Stato islamico.

La tivù ha anche riferito di un gran numero di questi jihadisti che sono rientrati in patria e sono riusciti a evitare di essere incriminati. Questo ha spinto alcuni analisti a puntare l'indice contro le autorità tunisine.

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