Sulle trattative con i sequestratori Obama pronto a un passo indietro?

Lo suggeriscono indiscrezioni della stampa americana, che per ora non trovano però conferme ufficiali

Sulle trattative con i sequestratori Obama pronto a un passo indietro?

Una linea più morbida sulle trattative con i terroristi. Sono indiscrezioni pubblicate ieri a far intendere che la Casa Bianca sta ragionando su una nuova linea, con l'intenzione di permettere alle famiglie degli americani rapiti di entrare in contatto con i sequestratori e raccogliere fondi per un riscatto.

Una conferma in questo senso rappresenterebbe un cambiamento piuttosto radicale nella politica che gli Stati Uniti portano avanti quando si tratta di liberare i propri connazionali, che non prevede in nessun modo le trattative con i rapitori e anzi controlla da vicino le mosse dei familiari delle vittime di un sequestro. Una policy che nei mesi scorsi è stata molto contestata, soprattutto dai familiari dei giornalisti scomparsi in Siria.

La famiglia Foley, il cui figlio James è stato ucciso per decapitazione dal sedicente Stato islamico, aveva raccontato che in più occasioni funzionari americani avevano ricordato loro che rischiavano un'azione giudiziaria se avessero tentato di pagare un riscatto. Debra Tice, madre di Austin, un reporter di cui si sono perse le tracce in Siria, chiede da tempo che la Casa Bianca riveda la sua strategia.

Washington non ha mai confermato ufficialmente di avere avvertito i parenti degli ostaggi in questo senso, ma la politica degli Stati Uniti è chiara. Se il cambio di rotta diventasse realtà, potrebbe indicare anche un ulteriore presa di distanze da una strategia fatta di blitz e operazioni sotto copertura che negli ultimi mesi ha rivelato i suoi limiti.

Barack Obama è finito più volte sotto accusa, dopo che si sono diffuse notizie su un fallito tentativo di liberare gli ostaggi nelle mani dell'Isis, poi dopo l'uccisione in Yemen del giornalista Luke Somers e del cooperante Pierre Korkie. E ancora dopo l'annuncio della morte di Giovanni Lo Porto e Warren Weinstein, vittime di un attacco a un compound jihadista sul confine tra Pakistan e Afghanistan.

Riguarda proprio un riscatto uno degli aspetti ancora da chiarire sulla morte dello

statunitense Warren Weinstein. Secondo la stampa americana, i familiari dell'ostaggio avrebbero raccolto una somma da pagare ai sequestratori, forse lavorando a stretto contatto con il governo pakistano.

@ACortellari

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