Sale la tensione tra gli Stati Uniti di Trump e la Turchia di Erdogan in merito alla detenzione nelle carceri turche del predicatore americano Andrew Craig Brunson. La minaccia per Ankara, se non verrà liberato il prigioniero, è l’imposizione di"significative sanzioni".
Donald J. Trump, sul suo profilo twitter, il 26 luglio 2018 ha scritto che gli Stati Uniti imporranno grosse sanzioni alla Turchia per il lungo periodo di detenzione del pastore Andrew Brunson, definito dal presidente americano"un grande cristiano, un uomo di famiglia e un meraviglioso essere umano. Sta soffrendo molto. Questo innocente uomo di fede dovrebbe essere rilasciato immediatamente!".
Andrew Brunson, trasferito mercoledì agli arresti domiciliari a causa di problemi di salute (indosserà un braccialetto di monitoraggio elettronico), è detenuto da più di un anno per via di accuse relativa a terrorismo e spionaggio.
"Brunson è un uomo innocente, non ci sono prove credibili contro di lui", ha detto il vicepresidente Mike Pence, sostenendo che se la Turchia non intraprenderà un'azione immediata per liberare Andrew Craig Brunson, "gli Stati Uniti d'America imporranno sanzioni significative alla Turchia".
Non si è fatta attendere la risposta turca. Il ministro degli esteri Mevlut Cavusoglu ha ribattuto che "nessuno può imporre nulla alla Turchia" e che il paese guidato da Recep Tayyip Erdogan "non tollererà mai minacce da nessuno, lo stato di diritto è per tutti; nessuna eccezione".
Il cinquantenne pastore evangelico, originario della Carolina del Nord, è stato parroco della chiesa della Risurrezione ad Izmir. Brunson, che vive in Turchia da 23 anni, è stato arrestato dalle forze turche all'indomani del fallito colpo di stato contro Erdogan con l’accusa di avere lavorato per convertire i kurdi al cristianesimo e seminare la discordia in Turchia.
Se condannato, Brunson rischia fino a 15 anni di carcere per "aver commesso crimini per conto di gruppi terroristici senza essere un membro". Alla pena potrebbe essere aggiunti altri 20 anni se venisse giudicato colpevole anche di "spionaggio".
Brunson nega le accuse e alla corte ha detto di credere e sostenere "l'integrità territoriale della Turchia", perdonando "coloro che mentono e portano falsa testimonianza contro di me".
Il caso, che è stato aggiornato al prossimo 12 ottobre, ha messo in crisi i legami tra gli alleati della Nato, la Turchia e gli Stati Uniti di Trump.
La destra cristiana, una componente importante della base elettorale di Trump e Pence, ha esercitato pressioni sull'amministrazione sul caso Brunson. Funzionari statunitensi e turchi avevano lavorato a un accordo che avrebbe dovuto portato alla liberazione di Brunson nei giorni scorsi ma sembra che sia saltato tutto.
A Washington, dallo staff di Trump adesso temono che il presidente turco Recep Tayyip Erdogan voglia collegare il ritorno di
Brunson negli Stati Uniti all'estradizione di Fethullah Gulen (che vive in Pennsylvania), il leader musulmano che Erdogan considera colui che ha orchestrato il tentativo, fallito, di colpo di stato in Turchia del luglio 2016.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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