Trump non può bloccare gli utenti su Twitter. Lo ha stabilito un giudice federale

Un giudice federale di New York ha stabilito che il presidente Trump non può bloccare gli utenti che lo criticano su Twitter. Il caso è nato dopo la denuncia di sette utenti, bloccati da Trump

Trump non può bloccare gli utenti su Twitter. Lo ha stabilito un giudice federale

Donald Trump non può bloccare chi gli dà fastidio su Twitter. Lo ha stabilito un giudice federale di New York. La motivazione è contenuta nelle 75 pagine scritte dalla giudice Naomi Reice Buchwald: commentare i tweet del presidente degli Stati Uniti fa parte dell'esercizio della libertà di espressione, protetta dal primo emendamento della Costituzione. Se il presidente blocca qualcuno, quindi, viola questo principio. Ma dov'è finita la libertà personale del cittadino Trump? La risposta è semplice: @realDonaldTrump, seguito da 52,2 milioni di persone, è un account politico ufficiale e non personale. Non c'è nulla di privato.

A denunciare il presidente sono stati sette utenti di Twitter, rappresentati dalla Knight First Amendment Institute alla Columbia University. Tra loro un comico newyorkese, un professore di sociologia del Maryland, un poliziotto texano e una cantante di Seattle. Non hanno mandato giù il fatto di essere stati bloccati, per aver contestato alcuni provvedimenti: di Trump, e così si sono rivolti a un tribunale, che ha dato loro ragione. "Si chiede - spiega il giudice nella sua sentenza - se un pubblico ufficiale può bloccare una persona, reagendo a una posizione politica da quella stessa persona espressa, e se può farlo quando quel pubblico ufficiale è il Presidente degli Stati Uniti. In entrambi i casi la risposta è no". Il blocco dei sette utenti, ha aggiunto il giudice ordinandone la revoca, "impedisce di interagire direttamente con i tweet del presidente, dando vita a una restrizione della libertà di espressione e a una violazione della Costituzione".

Il giudice non ha emesso un'ingiunzione specifica per ordinare al tycoon di "sbloccare" queste persone, ritenendo che spettasse al presidente farlo interpretando il suo giudizio. "Speriamo che la Casa Bianca applici semplicemente la decisione della corte", ha detto un portavoce del Knight Institute, Ujala Sehgal, "se non lo farà, siamo pronti a intraprendere azioni legali".

ll Knight Institute elogia la sentenza come "una meticolosa applicazione dei principi del primo emendamento contro la censura governativa su una nuova piattaforma di comunicazione".

"La pratica del presidente di bloccare i suoi detrattori su Twitter è perniciosa e incostituzionale", ha rimarcato Jameel Jaffer, direttore dell'organizzazione. Vedremo se Trump rispetterà la decisione del giudice oppure deciderà di intraprendere una nuova battaglia per la (sua) libertà.

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