L’amministrazione Trump ha recentemente disposto un’offensiva giudiziaria contro le ong responsabili di “favoreggiamento dell’immigrazione clandestina”.
Il tycoon, in applicazione della linea dura sul fronte della salvaguardia dei confini del Paese, ha dato mandato agli avvocati della Casa Bianca di promuovere cause penali verso le associazioni sospettate di aiutare gli stranieri irregolari a varcare di nascosto la frontiera tra Usa e Messico. L’iniziativa anti-ong di Trump ha già determinato l’incriminazione della sigla No More Deaths, impegnata formalmente a prestare aiuti alimentari e sanitari alle carovane di migranti centroamericani dirette verso il territorio statunitense.
Un esponente di tale organizzazione, Scott Warren, è stato infatti, su sollecitazione degli avvocati del governo nazionale, indagato dalla Corte federale del distretto di Tucson, in Arizona, per avere aiutato numerosi clandestini a oltrepassare i confini meridionali Usa. Egli, secondo i giuristi interpellati dall’emittente Cnn, rischierebbe, per il reato contestatogli, fino a 10 anni di carcere. L’imputato ha reagito al suo rinvio a giudizio rivendicando l’“alta valenza umanitaria” dell’assistenza da lui finora offerta agli stranieri “assiepati nei pressi delle nostre frontiere dopo essere fuggiti dalla miseria e dalla guerra” e disconoscendo il diritto dell’amministrazione Trump di trascinare in tribunale chi “apporta ristoro a gente che soffre nel deserto tra Arizona e Messico”.
A detta di Glenn McCormick, portavoce dell’avvocatura generale della Casa Bianca, nuove cause legali sarebbero pronte per essere avviate, in molteplici distretti giudiziari del Paese, contro numerose altre ong. Il processo in cui è indagato Warren ha però già suscitato feroci polemiche negli Stati Uniti, con molti attivisti pro-migranti che hanno etichettato i capi d’accusa a carico dell’esponente di No More Deaths come “montati ad arte in base a pregiudizi politici”.
Ad esempio, Mary Katherine Morn, portavoce dell’ente no-profit Unitarian Universalist Service Committee, ha definito la recente battaglia legale di Trump ai danni delle ong “rappresentativa della volontà del presidente di annientare chiunque si opponga alle sue politiche razziste”.
Anche Amnesty International ha denunciato come “politicizzato” il processo nei riguardi di Warren e ha poi presentato l’offensiva giudiziaria di The Donald verso le associazioni umanitarie quale premessa dell’instaurazione in America di una “vera e propria dittatura”. Erika Guevara-Rosas, dirigente della rappresentanza di Amnesty negli Usa, ha appunto tuonato: “Il fatto che l’amministrazione Trump utilizzi il proprio esercito di avvocati contro i difensori dei diritti umani e ricorra a ogni genere di cavillo per fare finire in galera chi ha soltanto provveduto a salvare da morte certa dei disperati desiderosi di raggiungere gli Stati Uniti è assolutamente spaventoso. La strategia di Trump diretta a intimidire le ong mediante la minaccia del carcere sta conducendo l’America verso il consolidamento di un regime autoritario terroristico”.
Alle dure parole pronunciate dagli attivisti pro-migranti ha immediatamente replicato lo stesso Glenn McCormick, che ha ribadito la “sacralità delle leggi nazionali, comprese quelle che vietano l’ingresso di clandestini nel nostro territorio”. Il portavoce dell’avvocatura federale ha quindi precisato: “Donald Trump non è affatto il primo presidente ad avviare un’offensiva giudiziaria contro le organizzazioni indiziate di favoreggiamento dell’immigrazione illegale. Nel 2010, infatti, Barack Obama aveva promosso una causa penale per tale reato sempre ai danni di No More Deaths.
Tuttavia, allora né Amnesty né altre sigle paragonarono l’esponente democratico a un dittatore o montarono una campagna di opposizione all’esecutivo nazionale di durezza analoga a quella in corso in questi giorni”.
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