Il killer tunisino in spiaggia armato. Il governo: "Chiudere 80 moschee"

Nuove immagini mostrano l'autore della strage sul litorale di Susa. Il premier ha fretta e punta a contrastare chi promuove il terrorismo

Il killer tunisino in spiaggia armato. Il governo: "Chiudere 80 moschee"

C'è Seifeddine Yacoubi nei fotogrammi esclusivi pubblicati da Sky News: in costume, apparentemente calmo e il kalashnikov in mano. Quelle che mostra l'emittente sono immagini girate sul luogo dell'attentato in spiaggia a Susa, in Tunisia.

Lo studente ha aperto il fuoco sui bagnanti un attimo prima, una mattanza che ha lasciato senza vita trentotto persone. Il killer avrebbe nascosto la sua arma in un ombrellone, dopo essere arrivato dal mare. Lo dicono le testimonianze raccolte sul posto, mentre continua l'identificazione di quanti in Tunisia ci hanno lasciato la pelle.

L'attacco sarà rivendicato dall'Isis alcune ore dopo. A metterlo in atto un ragazzo che non era del tutto uno sconosciuto per i servizi tunisini. Frequentava persone legate al movimento salafita, un cappello piuttosto ampio sotto cui si può trovare una varietà di figure, musulmani tradizionalisti e letteralisti ed estremisti votati al jihad, islamisti politici e persone che l'impegno politico lo rifuggono.

Seifeddine Rezgui

Non uno sconosciuto, ma un uomo la cui fedina penale era comunque pulita. Nessun passaggio dai campi d'addestramento in Libia, dove molti tunisini finiscono, probabilmente nessun passaggio neppure dalla Siria, dove sono circa 3000 i foreign fighters impegnati con le fazioni jihadiste come il sedicente Stato islamico. Nessun viaggio all'estero noto e una radicalizzazione che dunque deve essersi necessariamente verificata in patria, come la strage di ieri.

Il nuovo attacco in Tunisia, dopo la strage del Bardo, è ancora una volta una minaccia per il turismo, che molto fa per l'economia del Paese nordafricano, e per un processo democratico che sembra procedere qui su basi molto meno incerte di quelle, rivelatesi insufficienti, degli altri Stati delle "primavere arabe".

Il governo vuole reagire e lo dimostra l'annuncio del primo ministro, Habib Essid, che ha promesso la chiusura di un ottantina di moschee considerate troppo vicine a

idee estremiste. "Entro una settimana" il premier vuole i battenti serrati per quei centri che continuano a "promuovere il terrorismo", certamente tra i responsabili per quei giovani tunisini che si votano al jihad.

@ACortellari

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