Dall'Italia ci è passato, arruolato nelle fila degli estremisti a Milano. Ma italiano non lo era affatto. L'uomo caduto sotto i colpi dei curdi mentre combatteva con il sedicente Stato islamico a Kobane era in realtà di origini tunisine. Neji Ben Amara, così si chiamava. E trascorsi italiani li aveva davvero.
Aveva fatto il bagnino, poi l'operaio nel ravennate, infine il barista a Milano, prima di lasciare la sua vita per seguire, come molti altri, la strada del jihad armato. Trentasei anni, a stare a sentire quanto raccontano i curdi sarebbe morto a Kobane, la città teatro di una lunga resistenza, ucciso dai proiettili di una guerrigliera.
Da inizio febbraio su twitter circolava la notizia di un italiano, identificato come Abu Izat al Islam, morto da foreign fighter. Una storia dai contorni molto vaghi, a cui qualcuno aveva poi aggiunto un dettaglio. L'uomo si sarebbe chiamato Francesco e sarebbe partito dal veneziano.
Soltanto ieri la verità. A farsi avanti una donna, che a VeneziaToday racconta che l'uomo nella foto non si chiama affatto Francesco, ma Neji. Che con lui andava a ballare a Ravenna. "Mio marito è suo connazionale - spiega -. Abbiamo saputo che a novembre era partito per la Siria per combattere per l'Isis".
Una frequentazione, quella tra i tre, che si era interrotta già prima, quando Ben Amara si era spostato a Milano. "È diventato un fanatico. Da quel momento è cambiato tutto".
E da lì di notizie su di lui non avevano più avute. Fino all'annuncio della morte. Ucciso dai curdi? Non secondo quanto dice la donna. "Avevamo saputo che era morto a causa di uno dei bombardamenti giordani". E le date sembrano coincidere- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.