Turchia, stampa soffocata. Arrestato giornalista del Die Welt

Deniz Yücel si è consegnato alla polizia martedì. È accusato di terrorismo

Turchia, stampa soffocata. Arrestato giornalista del Die Welt

Questa volta la testata è straniera, tedesca per la precisione, la Die Welt. Come tedesco, ma con doppia nazionalità, è Deniz Yücel, giornalista che da martedì è in stato d'arresto in Turchia, dopo essersi consegnato alle forze dell'ordine che lo cercavano per una serie d'articoli scritti su un caso che riguarda da vicino la famiglia del presidente Recep Tayyip Erdoğan.

Il 43enne che lavora per la testata tedesca è solo uno dei giornalisti che sono stati arrestati per avere lavorato a un caso di hacking, quello rivendicato dal gruppo di sinistra RedHack e che ha reso pubbliche una serie di comunicazioni passate per l'account personale di Berat Albayrak, ministro dell'Energia - per alcuni giorni finito la scorsa estate tra i papabili per rimpiazzare il primo ministro Ahmet Davutoğlu - ma anche, e forse soprattutto, genero di Erdoğan, marito della figlia Esra.

Sono passate poco più di due settimane da un incontro al vertice tra la Merkel e il presidente turco. E se le agenzie battute dalla Reuters allora spiegavano che la Cancelliera aveva ribadito la necessità di "proteggere la separazione dei poteri e soprattutto la libertà d'opinione e la diversità della società", il timido consiglio non è stato affatto recepito, in un Paese che al momento è il primo nella infamante classifica di quanti incarcerano i membri della stampa.

In cella ci sono simpatizzanti del movimento di Fethullah Gülen, accusati di avere messo in atto un tentativo di golpe a luglio, giornalisti che contro di lui scrivevano in tempi non sospetti, come Ahmet Şık, comparso in tribunale in questi giorni, cronisti di sinistra come quelli del Cumhuriyet, detenuti da fine ottobre, e altri ancora accusati di fare propaganda per il Pkk, considerato ad Ankara e dai Paesi occidentali un'organizzazione terroristica.

Yücel si è presentato alla polizia martedì ma potrebbe passare parecchio tempo prima che torni libero. Le leggi speciali che vigono durante lo stato d'emergenza permettono alle autorità di trattenerlo fino a 14 giorni senza un'accusa, prima che un magistrato sia chiamato a giudicare il caso. Anche per lui l'accusa è di "propaganda a favore di organizzazione terroristica".

Yücel non è il primo giornalista straniero ad avere problemi. Hasnain Kazim, dello Spiegel, è stato costretto a lasciare il Paese a marzo, con una tessera stampa non più rinnovata. A dicembre Dion Nissenbaum, del Wall Street Journal, era stato trattenuto a Istanbul, negli stessi giorni in cui il New York Times annunciava che avrebbe protetto il nome dei suoi reporter in Turchia "per la loro sicurezza" e poco prima che a un corrispondente dello stesso quotidiano venisse negato l'ingresso nel Paese.

"Nonostante le difficoltà che stiamo affrontando - dicevano diversi corrispondenti ad Al Monitor, già nel marzo dello scorso anno - sappiamo che i giornalisti del posto stanno affrontando molto di peggio, quindi non possiamo lamentarci". Alcuni di questi hanno lasciato il Paese.

Come Can Dündar, ex direttore del Cumhuriyet, che proprio in Germania ha lanciato una nuova iniziativa editoriale: Özgürüz (Siamo liberi), dopo avere scontato mesi di carcere in patria.

Twitter: @ACortellari

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