Turchia, Erdogan fa distruggere l'albergo dei cospiratori

Il presidente della Turchia punta a cancellare tutti i luoghi legati agli autori del presunto golpe di venerdì scorsi: violenze e disordini in tutto il Paese

Turchia, Erdogan fa distruggere l'albergo dei cospiratori

È un altro tremendo giorno di purghe, in Turchia. Ancora una volta, nel mirino finiscono gli insegnanti: oggi sono stati licenziati oltre 6500 professori e maestri, dopo che ieri ne erano stati epurati addirittura quindicimila. Il Consiglio per l'Istruzione ha emesso un divieto di espatrio per tutti gli accademici, confermando le previsioni più nere per chi si aspettava un giro di vite contro i dissidenti rispetto a quello che ormai non è esagerato chiamare regime.

Fra le teste eccellenti, è caduta anche quella del rettore dell'università di Gazi ad Anakara, Suleyman Buyukberber, che è stato arrestato subito dopo la sospensione dall'incarico. Come per gli altri insegnanti colpiti, l'accusa è quella di vicinanza al miliardario ed ideologo islamico Fethullah Gulen.

Distrutto l'hotel dei golpisti

La vendetta del Sultano contro gli autori del golpe - vero o presunto che sia - passa però anche dalla distruzione fisica dei luoghi-simbolo degli oppositori.

Fonti di stampa anatoliche hanno riferito come oggi la municipalità di Eyup, nella parte europea di Istanbul, abbia fatto demolire l'hotel in cui sarebbero state ospitate alcune riunioni per organizzare il fallito colpo di Stato di venerdì scorso, noto con il nome di residenza di Halit Pasa. L'ordine di distruggere il palazzo era stato firmato appena lunedì dal sindaco della municipalità, evidentemente per ordini superiori.

A un primo sguardo potrebbe trattarsi della vendetta del presidente contro i presunti cospiratori. Ma a voler pensare male, si potrebbe ipotizzare che con l'hotel Erdogan abbia voluto fare sparire anche le tracce che avrebbero potuto, eventualmente, provare la malafede con cui - secondo molti - le autorità di polizia avrebbero lasciato mano libera ai golpisti per poi approfittarne e procedere a una repressione di una durezza che la Turchia non ricordava almeno dal golpe del 1980.

Violenze in piazza Taksim

Nel frattempo i sostenitori del partito nazionalista e conservatore di governo, l'Akp, si abbandonano a manifestazioni di giubilo che non di rado sfociano nella violenza, verbale e fisica, contro gli oppositori. Oggi in piazza Taksim, epicentro delle rivolte antigovernative degli scorsi anni e da sempre punto di riferimento del popolo laico e liberale, è comparso uno striscione contro Gulen, indicato da Erdogan come uno dei principali responsabili del tentato golpe: "Gulen, cane del diavolo, impiccheremo te e i tuoi cani allo stesso guinzaglio." Ieri sera era stato esposto anche un manichino impiccato con le fattezze di Gulen.

Come nei giorni scorsi, infine, si rincorrono le voci sulle torture a

cui sarebbero stati sottoposti i soldati golpisti arrestati durante il fine settimane. Amnesty International ha denunciato un "diffuso ricorso" alla tortura contro i soldati rinchiusi nella centrale di polizia di Ankara.

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