Dalla Turchia arrivano nuovi particolari su una studentessa morta in seguito a un’operazione di chirurgia estetica al naso. L’episodio di cronaca risale al febbraio del 2019, ma soltanto in questi giorni stanno emergendo dettagli raccapriccianti su come sarebbe deceduta la ragazza e stanno inoltre prendendo forma i risvolti giudiziari della tragedia, con i familiari della vittima che hanno appunto avanzato ultimamente una nuova denuncia penale. Sotto accusa è infatti il chirurgo che ha eseguito l’operazione, nonché lo staff dell’ospedale in cui è stato svolto quell’intervento rivelatosi fatale. La vittima, deceduta il 3 febbraio di due anni fa, si chiamava Leyla Sonmez, aveva 24 anni ed era una studentessa universitaria di Adana, nel sudest della Turchia.
Burun estetiği ameliyatı sonrası ölen Leyla Sönmez'in ses kaydı ortaya çıktı: Ağzımdan, burnumdan kan geliyor pic.twitter.com/LNcffWIm7n
— Sinan Güler (@Sinangulerresmi) February 3, 2021
La malcapitata non sapeva che un banale intervento di rinoplastica l’avrebbe condotta alla morte. I primi segnali di malessere sarebbero emersi già poco dopo la mini-operazione, quando lei era ancora ricoverata in clinica per la convalescenza post-operatoria. Alcuni messaggi vocali inviati allora dalla stessa ad alcuni amici, e il cui contenuto è stato divulgato solo recentemente dalla stampa, documentano infatti la sofferenza della giovane in seguito a quel ritocco al naso. In particolare, nei messaggi registrati con il suo cellulare, Leyla accusava in quegli istanti evidenti segnali di complicazioni post-intervento, tra cui il fatto di “sputare sangue” e di avere “forti dolori addominali”. “Non ho dormito affatto stanotte”, afferma la studentessa in un file audio da lei diffuso poco dopo la rinoplastica, “Non mi sono sentita per niente bene, ed è passato solo un po’ di tempo dall’intervento”. In un altro messaggio vocale inviato agli amici, la malcapitata denunciava invece: “Mi sta uscendo sangue dal naso e dalla bocca. Credo che dovrò essere rioperata. Ho anche un problema al cuore. È per questo che ho ecchimosi sulle mani e sui piedi. La mia circolazione è pessima e la mia faccia si è irrigidita”.
Nonostante la paziente avesse allora accusato più volte i sintomi di complicazioni post-operatorie, lo staff medico della struttura sanitaria dove la prima era ricoverata, denunciano i familiari della 24enne, avrebbe sempre riferito a questi ultimi che la degente “stava bene” e che sarebbe stata rapidamente dimessa e si sarebbe ristabilita presto dai postumi della rinoplastica. Le condizioni di salute di Leyla si sarebbero invece sempre più aggravate, rendendo di conseguenza necessario il suo ricovero d’urgenza presso il policlinico universitario di Adana, dove lei, appena trasferita nella nuova struttura, avrebbe avuto un arresto cardiaco. Mentre i medici dell’ospedale universitario cercavano di rianimare la paziente, scoprivano però che quest’ultima presentava ormai il collasso di numerosi organi e che doveva essere quindi condotta nel reparto di terapia intensiva, quale ultimo tentativo per salvarla. Nonostante tale ultima decisione dei medici del policlinico, la malcapitata sarebbe morta appunto il 3 febbraio 2019.
Dopo il decesso della 24enne, i familiari di lei hanno sporto denuncia contro il chirurgo, identificato al momento solo con le iniziali M.S.A., che aveva effettuato la rinoplastica fatale, accusandolo di negligenza. La causa intentata dai parenti di Leyla presso la Procura di Adana non avrebbe però prodotto conseguenze rilevanti, dato che l’accusato rigettava ogni addebito di imperizia e attribuiva la morte della malcapitata a una presunta infezione causata dall’“apparecchio per denti” che la studentessa portava. A fare fallire la denuncia avanzata dei familiari, nonché ad accrescere il loro dolore, avrebbe contribuito anche un’autopsia condotta sul corpo della ragazza, con i medici forensi che avrebbero negato la presenza di qualsiasi indizio di colpe del chirurgo nello svolgimento dell’operazione di chirurgia estetica.
I parenti della 24enne non hanno però mollato, arrivando in questi giorni, anche su impulso degli strazianti messaggi vocali citati, a presentare una nuova denuncia a carico del chirurgo plastico, avanzata stavolta presso il giudice penale di pace di Adana.
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