Gli Usa inviano truppe sul confine tra Turchia e Siria

Gli Usa inviano delle truppe a nord della Siria, sul confine della Turchia, al fine di prevenire nuovi scontri tra Ankara e le forze curde alleate degli Stati uniti

Gli Usa inviano truppe sule confine tra Turchia e Siria
Gli Usa inviano truppe sule confine tra Turchia e Siria

I veicoli corazzati degli Stati Uniti sono stati schierati nelle aree settentrionali della Siria, lungo il confine con la Turchia. Ciò accade a pochi giorni dall'attacco dell'aviazione turca che ha ucciso 20 combattenti curdi - alleati degli Stati Uniti nella lotta contro lo Stato Islamico. A riportarlo è Associated Press. Alcuni filmati diffusi da attivisti curdi siriani mostrano le immagini del convoglio statunitense mentre attraversa il villaggio di Darbasiyah, a poche centinaia di metri dal confine turco in una zona in cui gli scontri tra turchi e i curdi alleati degli Usa sono all'ordine del giorno. L'attacco aereo compiuto da Ankara nei giorni scorsi, condannato sia da Stati Uniti che dalla Russia, ha inoltre ferito 18 membri dell'Unità popolare (YPG), formazione curda alleata di Washington ma invisa alla Turchia.

L'invio delle truppe statunitensi ha l'obiettivo di mettere ordine in una fase contraddittoria, dal momento che la Turchia - membro NATO - bombarda i curdi siriani membri della coalizione anti-Daesh a guida USA. Il dispiegamento di tali forze funge dunque da “tampone” in una situazione che metteva Washington in grande imbarazzo. Ora i generali di Trump vogliono porre rimedio a una strategia che sembrava schizofrenica.

Attività di pattugliamento
Un ufficiale curdo, Ilham Ahmad, interpellato da Associated Press, ha sottolineato che le forze americane hanno iniziato a svolgere le attività di pattugliamento lungo il confine insieme alle forze curde a partire da giovedì scorso e dato il via a voli di ricognizione. L'ufficiale ha inoltre dichiariatio che il dispiegamento delle truppe statunitensi è temporaneo, ma potrebbe anche diventare permanente.

Un'attivista curdo, Mustafa Bali, ha confermato le recenti attività degli Stati Uniti, aggiungendo che esse si estendono fino al confine iracheno e nella parte curda della Siria orientale. “Il ruolo americano è diventato ormai come una forza tampone tra noi e i turchi su tutte le linee”. - ha riferito.

Un chiaro messaggio ad Ankara
L'iniziativa del Segretario alla Difesa James Mattis e del direttore del consiglio per la sicurezza nazionale Herbert McMaster manda un duplice messaggio: da un lato rassicura i curdi, spazientiti dall'ambiguità di Washigton, dall'altra rappresenta un chiaro avvertimento a Erdogan. Il portavoce del Pentagono, Jeff Davis, ha implicitamente confermato la notizia: “Abbiamo forze americane in tutta la Siria settentrionale, che operano con i nostri partner delle forze democratiche siriane - ha osservato Davis –. Il confine è una di quelle aree in cui i nostri soldati sono presenti”. Davis ha inoltre dichiarato che gli Stati Uniti vogliono che l'SDF (Syrian Democratic Forces) si concentri sulla liberazione di Tabqa e Raqqa, nelle mani del Califfato, e “non entri in altri conflitti”.

Una nuova narrativa del conflitto
L'SDF ha liberato Manbij dall'Isis ma la Turchia – che ha schierato lì le sue truppe – ha più fatto presente che non permetterà che la città rimanga sotto il controllo curdo.

La presenza americana sembra essere un'assicurazione per entrambi gli schieramenti in un momento di grande tensione. Lo scorso mese, circa 200 marines sono stati inviati in Siria: un dispiegamento che segna una svolta nella narrativa statunitense del conflitto rispetto all'amministrazione Obama.

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