La figlia di una donna americana no-vax è morta di coronavirus dopo avere preso parte a un raduno in una chiesa dove non erano osservate le precauzioni anti-Covid. La ragazza, una volta ammalatasi del morbo, è alla fine deceduta a causa di quest’ultimo il 23 giugno, a due settimane di distanza dalla funzione religiosa incriminata. La vittima si chiamava Carsyn Leigh Davis e aveva compiuto 17 anni di età proprio poco prima del suo decesso in ospedale, mentre sua madre si chiama Carole Brunton Davis, di professione infermiera e fervente militante anti-vaccini. La famiglia della malcapitata risiede a Fort Myers, in Florida.
La donna avrebbe accompagnato alla celebrazione la ragazza, già immunodepressa poiché ammalatasi in passato di cancro nonché affetta da obiesità e da disordini neurologici, dove erano presenti centinaia di giovani, rigorosamente privi di mascherine e di ogni altro dispositivo di protezione. Anche la malcapitata non aveva il volto coperto. All’evento incriminato, inoltre, non erano rispettate le distanze interpersonali anti-contagio.
L’allora sedicenne, subito dopo l’evento in chiesa, si è alla fine ammalata di coronavirus.
Una volta manifestatisi i primi gravi sintomi della patologia di Wuhan, l’infermiera, d’accordo con il marito, si è rifiutata di trasportare d’urgenza la ragazza in ospedale, ostinandosi a curarla a casa. I genitori avevano allora interpretato il malanno da cui era affetta Carsyn, riferisce Abc, come "sinusite".
La malcapitata è stata di conseguenza una settimana intera senza vedere un dottore, sottoposta esclusivamente alle terapie anti-coronavirus ideate giorno per giorno dalla mamma.
Carole, nel dettaglio, ha somministrato a Carsyn, appena il volto della ragazza era divenuto "grigio", dei farmaci non ancora riconosciuti dalla scienza ufficiale come validi antidoti al Covid. La militante anti-vaccini ha appunto inizialmente provato a curare la sedicenne con l’azitromicina, per poi virare sull’impiego dell’idrossiclorochina.
Alla fine, vista l’aggressività della malattia, la madre non ha saputo fare altro che insufflare alla malata ossigeno erogato da una macchina portatile di proprietà del nonno.
Il rifiuto dei genitori di trasferire Carsyn in ospedale è durato fino al 22 giugno, quando, a fronte dell’inarrestabile peggioramento delle condizioni di salute della giovane, decidevano finalmente di ricorrere ai medici.
La ragazza presentava però, al momento del suo ricovero, un quadro clinico ormai compromesso in maniera irreversibile.
Il personale sanitario si è però immediatamente dovuto scontrare con l'iniziale opposizione dei genitori della paziente all'intubazione di quest'ultima. I familiari hanno poi dato l'ok alla ventilazione artificiale una volta ravvisato il peggioramento della salute della ricoverata. I medici hanno successivamente approntato un ultimo disperato tentativo di farla guarire sottoponendola alla terapia al plasma, ma non c’è stato nulla da fare. Carsyn è infatti deceduta poco dopo il suo diciassettesimo compleanno.
In seguito alla scomparsa della figlia, l’infermiera no-vax, dopo avere evidenziato che la malcapitata era una “patriota cristiana”, si è limitata a dichiarare, insieme al marito: “Siamo incredibilmente rattristati dalla sua scomparsa in giovane età, ma siamo confortati dal fatto che non abbia sofferto”.
L'evento religioso-focolaio si sarebbe tenuto, ricostruisce l'emittente Usa, presso la Youth Church di Fort Myers, luogo di culto delle Assemblee di Dio frequentato in vita da Carsyn. La stessa istituzione religiosa ha però, fin dal principio, rigettato tutte le toerie che l'hanno finora dipinta come il centro in cui sarebbe andata in scena quella cerimonia con centinaia di giovani privi di mascherine.
Tale chiesa ha infatti ribadito ad oggi che ogni ricostruzione sull'accaduto che dipinge la Youth Church come un covo per Covid-party è "totalmente falsa e diffamatoria", assicurando contestualmente di garantire sempre il massimo rispetto delle precauzioni anti-contagio nel corso delle cerimonie che si svolgono presso il tempio citato.
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