Usa, nuove sanzioni alla Russia a dieci giorni dall'uscita di scena di Obama

Via libera di Obama a nuove sanzioni contro la Russia. Colpite importanti personalità russe tra cui il capo dell'agenzia investigativa federale, vicino a Putin, e i due principali sospettati per la morte di Litvinenko

Usa, nuove sanzioni alla Russia a dieci giorni dall'uscita di scena di Obama

A dieci giorni dall’insediamento alla Casa Bianca del presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump, l’amministrazione uscente di Barack Obama ha deciso di adottare nuove sanzioni contro la Russia. Questa volta non si tratta di una ritorsione per le presunte interferenze della Russia nel processo elettorale americano, ma di una decisione presa sulla base del Magnitsky Act, firmato da Obama nel 2012 per punire gli ufficiali russi considerati responsabili della morte in carcere - si sospetta a causa di torture - dell'avvocato Sergej Magnitsky, oppositore del Cremlino, arrestato con l'accusa di frode fiscale nel 2008.

Finora, sulla base del Magnitsky Act, che impone al dipartimento della Giustizia e del Tesoro di sanzionare i cittadini russi ritenuti coinvolti nel caso Magnitsky o ritenuti responsabili di violazioni dei diritti umani, gli Stati Uniti hanno imposto sanzioni a 44 cittadini russi. A questi, si aggiungono i cinque individui colpiti dal nuovo provvedimento deciso dall’amministrazione uscente del presidente Obama. Si tratta di personalità di spicco come Alexander Bastrykin, fedelissimo di Vladimir Putin e capo dell'agenzia investigativa federale che ha indagato su alcuni oppositori politici del Cremlino e sulle organizzazioni non governative straniere presenti in Russia, al quale Washington imputa un ruolo nello stesso caso Magnitsky. Sulla lista nera ci sono poi Gennady Plaksin, ex responsabile della Universal Savings Bank e Stanislav Gordiyevskj, ex funzionario dell'agenzia investigativa federale. Sono stati colpiti dal provvedimento anche Andrej Lugovoj, ora parlamentare, e Dmitrj Kovtun, un uomo d’affari russo, principali sospettati dalla Gran Bretagna per l’omicidio dell'ex agente del Kgb, Alexander Litvinenko, morto in circostanze poco chiare a Londra, nel 2006, per avvelenamento da polonio-210. Le sanzioni prevedono il divieto di ingresso negli Stati Uniti ed il congelamento di beni e degli investimenti nelle istituzioni finanziarie americane.

Se la nuova misura decisa da Obama, stavolta, non sarebbe legata al caso dell’hackeraggio dei server del partito democratico, è invece connessa alle presunte interferenze della Russia nelle elezioni presidenziali americane la decisione annunciata dai senatori democratici, Ben Cardin e Robert Menendez, e del senatore repubblicano, John McCain, di voler presentare una proposta di legge per imporre “sanzioni complete” contro la Russia. Ieri il portavoce del Cremlino, Dmitrj Peskov, aveva bollato l'intera vicenda come una “caccia alle streghe”. Julian Assange, il fondatore di WikiLeaks, che pubblicò il contenuto delle mail hackerate dai server del partito democratico durante la scorsa campagna per le presidenziali, ha inoltre smentito che il materiale fosse stato fornito all’organizzazione da hacker russi, definendo il report pubblicato la scorsa settimana dai servizi di intelligence americani, in cui viene indicata Mosca come responsabile degli attacchi informatici, un rapporto "redatto chiaramente a fini politici". Ma oggi, ad attaccare nuovamente Putin, sulle pagine del New York Times, è Robby Mook, l'ex manager della campagna elettorale di Hillary Clinton, che in un editoriale redatto per il quotidiano statunitense ha accusato il presidente russo di essere il “mandante” dei cyber-attacchi ai server del partito democratico, paragonandolo al dittatore nordcoreano, Kim Jong-un.

La decisone di Washington di imporre nuove sanzioni è un "nuovo passo volto deliberatamente al deterioramento delle nostre relazioni", ha commentato il portavoce del Cremlino, Dmitrj Peskov, il quale, tuttavia, non ha specificato se Mosca risponderà o meno alla decisione del presidente Obama.

Il portavoce di Putin, al contrario, secondo quanto riporta la Tass, ha smorzato i toni, aggiungendo che, pur essendo le sanzioni "un elemento che colpisce molto negativamente le relazioni bilaterali", anche con le sanzioni in vigore, Mosca è pronta ad accogliere ogni prospettiva di dialogo" con gli Stati Uniti.

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