Il messaggio che l'Opec sta cercando di far arrivare a Washington è uno solo:"Noi non siamo nemici degli Stati Uniti" e lo sta facendo già da quest'estate dopo i tweet furiosi di Trump contro "Il cartello del petrolio" citando Wired
Era giugno scorso quando Trump ha iniziato a twittare frasi contro l'Opec e una voce insistente su una possibile formazione lobby all'interno dei gruppi di interesse americani del petrolio ha iniziato a farsi sempre più strada. Questo preoccupa sempre di più visto che confermerebbe quelle intuizioni che si starebbero insinunando nelle menti di chi vive l'economia petrolifera giorno dopo giorno: ci sono tensioni tra Stati Uniti e Arabia Saudita. I due paesi, nonostante le amicizie passate, sembra si vadano sempre di più allontanando.
In particolare, lo stesso presidente ha citato in un tweet il principe saudita Mohammad bin Salman al quale aveva chiesto di aumentare la produzione di petrolio per far diminuire il prezzo. E il principe, stando a quanto riportato dallo stesso tycoon, avrebbe accettato.
Un bombardamento pubblicitario sarebbe partito, anche a suon di pagamenti (secondo Wired) per arrivare a tracciare una proiezione delle più rosee scaturita dal fatto che l'accordo Opec+ stia in realtà facendo bene ai prezzi del greggio.
Ora la notizia che un membro del dipartimento di giustizia statunitense potrebbe portare a giudizio Opec per violazione delle norme antitrust poiché attraverso il suo agire si starebbe organizzando diventando un vero e proprio cartello influenzando a proprio piacimento il prezzo del petrolio. Tra gli eventi che avrebbero intricato Trump ce ne sarebbero tre in particolare: il primo è sicuramente l'accordo Opec+ che vedrebbe Russia e Arabia Saudita a capo dell'organizzazione, successivamente nella decisione che queste due super potenze avrebbero intrapreso di non aumentare la produzione di greggio andando così a scontrarsi con i furiosi tweet del presidente. Altro fattore è sicuramente l'uccisione del giornalista Khashoggi a Istanbul. Un comitato bipartisan composto da democratici e repubblicani sta chiedendo dure sanzioni contro l'Arabia Saudita, visto che il giornalista è stato ucciso da un commando inviato dal Riyad. Per ora però la decisione è stata la sospensione di inviare aerei da battaglia nello Yemen, visto che così facendo si andrebbe ad aiutare l'intervento saudita nel paese. Nessuna sanzione è stata ancora annunciata.
Il democratico Schiff ha inoltre chiesto di bloccare la vendita di armamenti ai sauditi negli Stati Uniti, secondo i dati Sipri 2013/2017 infatti il 18% degli armamenti sauditi sono venduti dagli Stati Uniti d'America.
Ora, con la riapertura del Congresso dopo lo shutdown e un movimento bipartisan si potrebbe pensare seriemente che gli Usa si schierino contro il cartello petrolifero.E pensare che il primo viaggio internazionale dopo l'elezione di Trump fu proprio in Arabia Saudita, viaggio fatto per omaggiare il re Abd al-Aziz Al Saud con il quale ha sempre avuto un buonissimo rapporto.
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