Il Vaticano bacchetta l'Occidente: "Dovrà chieder scusa a papa Francesco"

Bergoglio sotto accusa per la chiusura a Trump e l'apertura alla Cina. Ma Parolin replica: "Serve più attenzione a chi in passato ne ha avuta di meno"

Il Vaticano bacchetta l'Occidente: "Dovrà chieder scusa a papa Francesco"

"Le critiche rivolte in Occidente a papa Francesco somigliano a quelle del figlio maggiore nella parabola del figlio prodigo, che vive come un'ingiustizia l'amore del padre per il fratello che viene da lontano". In una lunga intervista a Repubblica il segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin, che oggi sarà a un convegno con due esponenti della Chiesa cinese, è netto ripsetto alle critiche che dall'inizio del Pontificato di Bergoglio piovono sul Vaticano. "L'Occidente dovrà chiedere scusa a papa Francesco".

Il conflitto con l'Occidente

Oggi, secondo Parolin, è importante dare un'attenzione maggiore "a chi in passato ne ha avuta di meno". Tra questi sicuramente i popoli dell'Asia e la Cina, dove "solo un abitante su quattro sa chi è Gesù Cristo". "L'attenzione a chi viene da lontano non è contro chi è più vicino - fa, quindi, notare il segretario di Stato vaticano - l'Occidente dovrebbe capire di più questa geopolitica. Nella sua saggezza pastorale, la Chiesa intuisce i movimenti della storia e apre strade che poi molti altri possono percorrere". L''intervista a Repubblica è una replica secca a tutte le critiche che vengono mosse in continuazione a papa Francesco. Non da ultimo quella di aver aperto a Xi Jinping e, al contempo, di aver chiuso a Donald Trump. Nel replicare Parolin parte proprio dal fatto che la Chiesa "sta sempre dalla parte dell'uomo e della sua dignità" e che il Pontefice è "Padre di tutti i cattolici, a qualunque latitudine essi si trovino a vivere".

I rapporti con la Cina

Oggi il Vaticano guarda con estremo interesse alla Cina. Papa Francesco gli ha espresso "rispetto e amicizia" sapendo che "costituisce una grande sfida per l'annuncio del Vangelo". "La Santa Sede non ignora che essa è anche un importante protagonista nelle dinamiche internazionali e un interlocutore essenziale per la pace - spiega Parolin - ma la Chiesa considera la Cina principalmente da un punto di vista pastorale, con speciale attenzione al cammino dei cattolici cinesi che hanno attraversato momenti storici davvero difficili e che, ancora oggi, guardano al futuro con una certa preoccupazione". Per questo Bergoglio sta puntando tutto sul dialogo. "L'aver accolto nella piena comunione della Chiesa gli ultimi sette vescovi cinesi ordinati senza il mandato pontificio è stato un atto di generosa benevolenza da parte di Francesco, nello spirito della misericordia che caratterizza questo pontificato", fa notare il segretario di Stato Vaticano nell'intervista a Repubblica ricordando che "tale atto è avvenuto prima della firma dell'accordo a beneficio di quei vescovi che da tempo chiedevano di essere riconciliati". L'accordo, però, non è un punto d'arrivo ma un punto di partenza. E i contatti sono destinati a proseguire.

La nuova Via della Seta

A Bergoglio viene rinfacciato che la Cina voglia in realtà servirsi del dialogo con la Santa Sede per rafforzarsi a livello internazionale mentre affronta la guerra commerciale con gli Stati Uniti. Le critiche più forti mosse contro il Vaticano riguardano il rispetto dei diritti umani nello Xinjiang e le ripercussioni che la "Belt and Road Initiative" potrebbe avere sui Paesi più deboli economicamente. Polemiche in cui Parolin sui rifiuta di farsi invischiare. "Il nostro interesse è di natura pastorale", sui smarca. "Nel dialogo in corso tra la Cina e la Santa Sede, nessuna delle due parti rinuncia alla propria identità o a quanto è essenziale all'esercizio della propria sovranità - argomenta - le due parti stanno, invece, cercando soluzioni pratiche per la vita di persone concrete.

I cattolici cinesi chiedono semplicemente di vivere con serenità la loro fede, per offrire un contributo positivo al proprio Paese. Penso inoltre che l'accordo favorisca indirettamente un maggior inserimento della Cina nel sistema della comunità internazionale. Ciò rafforza la pace, con un vantaggio per tutti".

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