Tornano i venti di guerra in Ucraina e spazzano via il debole accordo di Minsk. Quella tregua firmata sulla carta e poco rispettata da entrambe le parti.
Oggi però il presidente ucraino è tornato all'attacco, quasi a ufficializzare la fine della pace momentanea. Secondo Poroshenko, la Russia avrebbe dispiegato 9mila soldati nel conflitto nell'Est del Paese, per questo ha chiesto all'esercito ucraino di essere pronto a fronteggiare la ripresa della guerra. "C'è una "minaccia enorme - ha affermato di fronte al Parlamento - che riprendano combattimenti". L'annuncio sembra anche un modo per giustificare il richiamo alle armi: "Le forze armate ucraine - ha detto - devono essere pronte per una nuova offensiva dal nemico, così come per un'invasione su vasta scala lungo tutto il confine con la Federazione russa. Dobbiamo essere veramente preparati per questo".
Gli scontri, nel frattempo, non si fermano. Oggi, Andriy Lysenko, portavoce militare ucraino, ha riferito che 80 ribelli filorussi sono stati uccisi, e altri 100 sono rimasti feriti, mentre stavano cercando di prendere d'assalto la città di Marinka. Il portavoce ha poi precisato che ad essere uccisi sono stati anche cinque militari ucraini.
Kiev e i separatisti, ovviamente, si accusano reciprocamente di avere lanciato l'attacco intorno alla città, 30 chilometri a sudovest di Donetsk: i combattimenti avvenuti ieri, infatti, secondo l'Europa "costituiscono la più grave violazione dallo scorso febbraio del cessate il fuoco deciso dagli accordi di Minsk". Come ha riferito un portavoce dell'alto rappresentante Ue per gli Affari esteri Federica Mogherini, "questa escalation è successiva allo spostamento di una grande quantità di armi pesanti verso la linea di contatto dei separatisti appoggiati dalla Russia, come segnalato dalla missione di monitoraggio speciale dell'Osce". I nuovi combattimenti - ha concluso - "rischiano di scatenare una nuova spirale di violenza e di sofferenza".
Ma la realtà parla anche di una Ucraina pronta a riprendere il conflitto. L'esercito ucraino infatti ha informato l'Osce che sposterà l'artiglieria pesante verso la linea di contatto.
Non solo: il Parlamento dell'Ucraina ha autorizzato il dispiegamento sul territorio nazionale di forze straniere per mantenere la pace e la sicurezza, secondo un mandato Onu o dell'Unione europea. La legge, ovviamente, impedisce di prendere parte a queste operazioni a quei Paesi che sono implicati nella "aggressione militare" contro Kiev. Ovvero alla Russia.Ormai Minsk sembra solo un lontano ricordo.
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