Verde come la Cina che vogliamo

Nel 2015 è stato presentato ufficialmente il nuovo concetto di sviluppo. Da allora la coscienza ecologica della Cina è sempre maggiore e le misure attuative più decise

Verde come la Cina che vogliamo

“Le risorse di germoplasma sono parte insostituibile per lo sviluppo ecologico e la protezione della zootecnia e delle praterie. Dopo anni di ricerca ed esplorazione, la Mongolia Interna ha costituito le prime tre banche di germoplasma in cui sono custoditi oltre 30.000 semi di specie vegetali. Al termine dello scorso anno la vegetazione delle praterie nella Mongolia interna è riuscita ad estendersi per il 45% del territorio, a bloccare l’avanzamento della sabbia, a conservare le sorgenti d’acqua e a rendere verdi le praterie”. Chi parla è Guo Yanling, rappresentante e operatrice scientifico-tecnologica di Ulanqab, città-prefettura nella provincia della Mongolia Interna. Yanling è nata e cresciuta nella prateria mongola e da 35 anni è impegnata nella promozione delle tecnologie agricole della prateria, uno degli esempi di come in Cina venga messo in pratica un nuovo concetto di sviluppo ecologico.

La Cina si è posta l’obiettivo di raggiungere entro il 2030 il picco di carbonio ed entro il 2060 la neutralità carbonica. Per i prossimi decenni tali obiettivi avranno dunque la priorità e su di essi si baserà la strategia per il complessivo sviluppo economico e sociale, che sarà in particolar modo verde. La Cina è il più grande paese in via di sviluppo del mondo, deve ancora
pienamente formare la propria economia, migliorare i mezzi di sussistenza dei suoi cittadini, controllare il proprio inquinamento e tutelare la propria sicurezza energetica. Non sarà quindi immediato raggiungere obiettivi così ambiziosi, utili anche ad offrire un concreto contributo al resto del mondo. Per affrontare l’arduo percorso della trasformazione energetica e industriale saranno necessarie innanzitutto politiche mirate elaborate dal Comitato centrale, poi la loro concreta attuazione da parte dei governi locali e infine sarà determinante l’impegno a lungo termine anche da parte di ogni singolo cittadino. Nell’immediato la Cina deve risolvere i problemi relativi alla sua struttura industriale, alla sovraccapacità produttiva e soprattutto ai propri consumienergetici che non sempre vengono ottimizzati. Per tutti questi motivi raggiungere l’obiettivo del picco di carbonio in meno di 10 anni sembra essere veramente un compito impegnativo. D’altro canto però l’economia a basse emissioni di carbonio ha dato vita aoriginali forme e settori di business,offrendo opportunità inedite di sviluppocome ad esempio trasporti a nuovaenergia, sfruttamento di fonti energetiche rinnovabili e costruzione di edifici “green”.

L'obiettivo dell Cina

Diventando una delle prime città pilota della Cina, Beijing ha iniziato a sperimentare nel 2013 un sistema innovativo di mercato e scambio delle quote di emissioni di CO2. Oggi oltre 800 imprese - afferenti ad otto diversi settori industriali tra cui centrali elettriche,servizi e industria petrolchimica e cementiera - fanno parte di tale mercato. Alla fine del 2021 a Beijing l’interscambio totale delle quote di emissione ha superato quota 2,11 miliardi di RMB. Facendo tesoro di questa esperienza il Ministero dell’Ecologia e dell’Ambiente sosterrà perciò la capitale cinese nella costruzione del Centro nazionale di scambio dei certificati di riduzione delle emissioni (CER) di anidride carbonica, al fine di raggiungere più velocemente gli obiettivi del picco di emissioni di CO2 e della neutralità carbonica. Con le medesime finalità (sempre nel quadro del mercato di scambio delle quote di CO2) Beijing ha creato un ulteriore progetto inclusivo per incoraggiare i cittadini a viaggiare in modo ecologico e rispettoso dell’ambiente. Iscrivendosi su una piattaforma online si guadagnano punti scegliendo di muoversi con mezzi pubblici, in bici o a piedi. I punti accumulati possono successivamente essere utilizzati per sponsorizzare attività di interesse pubblico, come il rimboschimento e la protezione dei fiumi, oppure valgono come biglietti bonus per il trasporto pubblico o sconti sullo shopping. Lo scambio delle quote di emissioni carboniche è un serio strumento per abbassare il livello delle emissioni e certamente la politica lo utilizza per offrire risposte alla questione del cambiamento climatico.

Lo sviluppo verde e a basse emissioni di carbonio produce risultati non solo nel miglioramento dell’ambiente ecologico ma nella qualità stessa dello sviluppo. Negli ultimi cinque anni sono emerse in modo prepotente nuove industrie che sfruttano energia eolica e solare. Recenti stime uffciali ci dicono che entro il 2025 il valore della produzione della green economy cinese dovrebbe raggiungere i 12 trilioni di yuan, cioè circa l’8% del PIL, ed entro il 2035 la green economy dovrebbe superare il 10% del PIL. Da questo si evince che il futuro stesso del complessivo sviluppo economico della Cina dipenderà principalmente dall’economia verde, a detta già di tanti economisti. Tutto questo sviluppo è al tempo stesso un’esplorazione, un’applicazione concreta della sostenibilità e un’utile esperienza per altri paesi, particolarmente quelli in via di sviluppo interessati all’economia moderna e verde.

Il costante impegno della Cina verso questa nuova economia e le particolari soluzioni che nel campo della sostenibilità essa ha già sperimentato al suo interno, offrono ora un prezioso contributo allo sviluppo sostenibile globale.

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