Con questo articolo, Alessandra Potenza, giovane giornalista di una testata americana legata al New York Times, inaugura la collaborazione con il Giornale.it
New York - Di notte, quando non può dormire sul divano di un amico o non riesce a trovare un letto in un centro di accoglienza, Brianna DeMaio dorme in un parco, o rannicchiata dentro uno scivolo, o sotto un ponte. D’inverno, indossa guanti e due paia di calzini per non congelarsi. DeMaio ha 18 anni ed è senzatetto da sei, quando venne sfrattata con la madre e la sorella dalla casa dove vivevano in Portland, Maine. Sua madre era alcolizzata non pagava le bollette. Dopo lo sfratto, sua sorella andò a vivere con amici, la madre si trasferì col ragazzo, e DeMaio, a soli 12 anni, venne abbandonata a se stessa. Durante il giorno, continuava ad andare a scuola il più possibile, senza dire a nessuno di essere senzatetto. Di notte, passava il tempo per strada. Trovare da mangiare era come giocare alla roulette russa: ogni tanto otteneva un pasto a una mensa per poveri, altre volte rubava qualcosa da mangiare in un negozio. Ma la cosa peggiore era dormire all’aperto. DeMaio ancora ricorda la prima notte passata in un parco, avvolta in un paio di coperte pesanti in pieno inverno.
“Ero terrorizzata”, dice DeMaio. “Non sapevo cosa sarebbe successo. . . . Non avrei mai pensato che sarei caduta così in basso”. DeMaio è una dei 2 milioni e mezzo di ragazzi senzatetto negli Stati Uniti. Molti finiscono sulla strada perché i genitori hanno perso il lavoro e non possono più permettersi l’affitto. Altri scappano dalla povertà, da abusi e violenze domestiche. Altri ancora hanno problemi di droga o si sono dichiarati gay e sono stati ripudiati dalla loro famiglia. Di notte dormono nei parchi, per strada, nelle macchine, in palazzi abbandonati, o nelle metro e gli autobus delle grandi città come New York e Chicago. Quelli fortunati dormono sui divani di amici e parenti, o trovano una branda in un centro di accoglienza insieme a centinaia di altri senzatetto. Durante il giorno, molti vanno a scuola o addirittura all’università, o cercano lavoro. In America, la popolazione homeless totale è in diminuzione rispetto ai picchi degli anni 80. Ma il numero dei minorenni senzatetto è a livelli record. Il Ministero dell’Istruzione americano dice che ci sono più di un milione di ragazzi senzatetto nel sistema scolastico USA, 72 percento in più rispetto al 2007, prima dell’inizio della recessione economica. Ma un nuovo studio del National Center on Family Homeless dice che i minorenni senza casa sono quasi 2 milioni e mezzo. La causa principale di questa nuova crisi è la depressione economica. Anche se negli Stati Uniti l’economia è in miglioramento, ci sono ancora 10 milioni di disoccupati e il 15 percento degli americani vivono in povertà. Un’altra causa è la riduzione drastica dei servizi sociali, in particolare i tagli del governo federale all’edilizia popolare. Per via dei tagli, molte delle famiglie che a malapena riuscivano a pagare l’affitto prima della recessione hanno perso la casa e si sono ritrovate per strada. “La maggior parte delle persone pensa che i ragazzi senzatetto sono incorreggibili; non seguono le regole”, dice Marian Carney, la direttrice di un rifugio per ragazzi homeless in Lewiston, Maine. Ma in realtà, “hanno vite molto complicate, piene di traumi”. I motivi per cui si diventa homeless possono essere i più svariati, ma i ragazzi senzatetto affrontano tutti le stesse difficoltà—sono spesso malnutriti, depressi, diventano alcolizzati e drogati, e sono spesso vittime di violenze e abusi. Ogni giorno hanno l’incredibile stress di trovare qualcosa da mangiare e un tetto sotto cui dormire. E molti tengono la propria situazione nascosta. “Sperano davvero di rimanere invisibili”, dice Jody Waits, la direttrice di un centro d’accoglienza per ragazzi senzatetto a Seattle. “Sono imbarazzati”.
Imbarazzato era di certo Malachi Armstrong, che divenne homeless a 16 anni quando la nonna lo cacciò di casa a Philadelphia dopo averlo beccato mentre aveva rapporti sessuali con una ragazza. Per quasi due anni, Armstrong passò da divano a divano in case di amici, che a volte erano così sporche che non osava farsi la doccia. Altre volte dormiva sulle panchine in un parco; per cena—se mangiava—un pacchetto di patatine. Durante il giorno Armstrong andava a scuola. Se si addormentava in classe, inventava scuse con i maestri. Con i compagni di classe si vantava che faceva le ore piccole. Ci vollero quasi due anni prima che Armstrong riuscisse a confidare ai suoi insegnanti di essere homeless e a cercare aiuto a un centro d’accoglienza. A volte però, il senso d’isolamento non andava via. “Sanno cosa vuol dire essere homeless, ma non sanno cosa si prova ad essere homeless”, dice Armstrong, che ora ha 22 anni e sta studiando in Kentucky per diventare un guidatore di camion. Apple, a San Francisco, ha avuto un’esperienza diversa. In California, dove è stata senza una casa per sette anni, ha trovato molto sostegno nella comunità homeless e si è sentita meno isolata. Dopo essere scappata dall’ennesimo orfanotrofio dove era stata messa in affidamento, Apple - un soprannome che usa per non rivelare la sua vera identità - si è ritrovata sulla strada, a dormire nei parchi, sulla spiaggia o sui pontili di legno. Ma di solito non era da sola, stava con altri ragazzi come lei. Si accampavano insieme di notte per proteggersi l’un l’altro e passavano le giornate insieme facendo l’elemosina a Venice Beach. Si scambiavano spille, bottoni, toppe e calzini. Divennero la sua famiglia. “Nella comunità homeless, c’è questa specie di intesa inconsapevole”, dice Apple, che ora ha 21 anni, vive in una casa popolare a San Francisco e studia biologia all’università. “Ci supportiamo a vicenda più di quanto la gente creda. Lottiamo e ci difendiamo l’uno l’altro”. Ma questo tipo di sostegno è più difficile da trovare al di fuori delle grandi città come Philadelphia e San Francisco. Secondo il Department of Housing and Urban Development, il 40 percento dei ragazzi senzatetto vive in città più piccole, nei sobborghi e nelle zone rurali, dove sono ancora più invisibili che nelle grandi città. Nell’America rurale e dei sobborghi, i programmi di assistenza sociale sono più scarsi che nelle metropoli e difficili da raggiungere per via delle enormi distanze e la mancanza di trasporto pubblico. Joey Perrins-Lane sa cosa vuol dire essere homeless in una situazione del genere. Aveva 15 anni quando si ritrovò per strada a Eugene, Oregon, una cittadina di appena 160.000 anime. Sua madre lo cacciò di casa quando scoprì che si drogava. La sua prima notte da homeless la passò in una stradina vicino a un venditore di ciambelle aperto 24 ore. Dopo di che, cominciò a dormire per strada e nei parchi con un coltello in tasca. Di mattina, nascondeva coperte e vestiti nei cespugli e andava a scuola, dove non nessuno sapeva che non aveva più una casa. Nell’agosto del 2012, fece l’autostop fino a Columbus, Ohio, e lasciò la scuola. Si faceva di cocaina e Oxycontin.
Di notte dormiva in palazzi abbandonati e di giorno faceva l’elemosina, rubava. Ma a Columbus, una città molto più grande di Eugene, trovò trasporto pubblico e mense dove mangiare un pasto caldo invece di raccattare cibo dalla spazzatura. “Qui a Columbus gli homeless non muoiono di fame”, dice Perrins-Lane, che ora ha 18 anni e ha smesso di drogarsi grazie a un programma per ragazzi svantaggiati. “Mi sento più vivo ora che quando avevo 15 anni a Eugene.” Il problema dei senzatetto negli Stati Uniti dura da sempre. Durante la Depressione degli anni Trenta, più di 250.000 ragazzi homeless viaggiavano sui treni merce in giro per il paese in cerca di lavoro. La crisi si risolse negli anni Quaranta con il New Deal di Franklin D. Roosevelt e la ripresa dell’economia durante la Seconda guerra mondiale. Ma oggi, la recessione economica e la scarsa assistenza sociale del governo americano hanno fatto riaffiorare il problema. Molti si lamentano che il governo non investe abbastanza risorse per risolvere la crisi di una nuova generazione allo sbando. In tutti i centri d’accoglienza sparsi per gli Stati Uniti, esistono solamente 4.000 letti dedicati esclusivamente ai ragazzi homeless. Più soldi dovrebbero essere investiti nella creazione di nuove case popolari. Ma altri pensano che la situazione stia pian piano migliorando. L’amministrazione Obama ha varato un piano che prevede l’eliminazione del problema dei senzatetto fra i giovani entro il 2020. Ha promesso di investire 5 miliardi di dollari solo nel 2014. Le agenzie federali che si prendono cura dei senzatetto stanno cominciando a collaborare in modo migliore e una nuova legge è stata recentemente introdotta del Congresso per far sì che gli studenti homeless delle università ricevano un alloggio anche quando le classi non sono in sessione. In Maine, Brianna DeMaio aveva trovato una sistemazione temporanea in un rifugio per giovani. Ma dopo un paio di mesi se ne è andata e ora si trova di nuovo per strada. Sta cercando di trovare lavoro e nel frattempo, sta tentando di riconnettersi con sua madre, con cui si scrive email e messaggi.
“Quello che mi motiva ogni giorno è pensare al mio passato e cercare di migliorare, di avere successo”, dice DeMaio. “So che posso fare meglio di così”."Articolo originariamente pubblicato sul New York Times Upfront"
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