Dall’Afghanistan all’Italia sognando un futuro diverso, lontano dall’inferno creato dai talebani e dalla compressione di ogni libertà individuale. Zahara Hamadi, 32 anni e attivista afghana, si è lasciata alle spalle gli orrori della sua terra ma non riesce a non pensare a chi è rimasto a Kabul, alle tante donne oppresse da un regime che non sembra aver mantenuto le promesse.
La borsa di studio di Zahara
Altro che modernizzazione dell’Afghanistan e parità tra uomini e donne. L’ultimo divieto dei talebani, ad esempio, è soltanto la punta dell’iceberg di un modello che non contempla il rispetto dei diritti delle donne. Lo scorso dicembre è stato annunciato un provvedimento riguardante il divieto per le donne di viaggiare da sole per lunghe distanze. Nel caso in cui una ragazza, madre o chicchessia volesse spostarsi per più circa 70 chilometri, si troverebbe costretta a chiedere il supporto maschile. Nella fattispecie, per coprire raggi d'azione del genere, le donne dovranno sempre essere accompagnate da un uomo della famiglia.
Zahara ha sempre combattuto contro simili ingiustizie, ha più volte rischiato la vita e per questo è stata costretta a lasciare l’Afghanistan. Ad agosto è approdata in Italia, dove si è riunita con la famiglia che da tempo vive a Venezia. “La mia terra non deve essere dimenticata, questo il compito che in qualità di donna e attivista porterò avanti anche da qui. Non date credito e non scendete a patti con i talebani, aiutateci. Non spegnete i riflettori su di noi. Il popolo afghano non dev’essere dimenticato, non abbandonateci”, ha più volte ripetuto nelle scorse settimane Zahara.
In Italia la giovane Zahara è tornata a vivere, grazie anche al supporto di molte persone. Il dirigente dell’Istituto Alberghiero Maffioli di Castelfranco Veneto, Nicola Zavattiero, ha cucito su misura per lei un programma di Borsa di Studio, con tanto di attestato ufficiale, che si svolgerà dal 17 gennaio fino a maggio. A settembre, attraverso una raccolta fondi sono stati recuperati 2.500 euro proprio per questo scopo, e il tutto è stato appena formalizzato.
La storia di Zahara
La storia di Zahara può essere considerata una favola a lieto fine. Ad agosto, tra i 203 afghani che hanno potuto lasciare il Paese con il ponte dell’Aeronautica Militare italiana c’era lei. La donna è stata di fatto salvata grazie all’appello lanciato dal fratello, Hamed, residente da anni a Venezia. Prima di allora, il 14 agosto Zahara ha partecipato a una manifestazione contro l’avanzata dei talebani in direzione di Kabul, ma poi, dopo l’ingresso degli estremisti nella capitale, si è dovuta nascondere. Ha quindi tentato la fuga raggiungendo l’aeroporto di Kabul, ma è stata respinta nell’ala civile, dove sono entrati i talebani che hanno cacciato tutti i presenti.
La giovane è fuggita e ha trovato riparo grazie all’aiuto di conoscenti. Durante quelle giornate concitate e di grande pericolo è stata in contatto telefonico costante col fratello Hamed, ristoratore che da anni vive a Venezia. Dopo giorni concitati, le autorità italiane hanno inserito la giovane nella lista delle persone in partenza verso l’Italia con un corridoio umanitario.
Dopo il via libera, mercoledì 18 agosto ha
varcato il check point statunitense all’ingresso della zona militare per salire a bordo di uno dei tre C130 dell’Aeronautica Militare diretto a Fiumicino per evacuato in Italia altre 202 persone. Il resto è storia presente.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.