Washington vuole mettere le mani su Julian Assange, il fondatore del sito d'informazione WikiLeaks recentemente arrestato a Londra dopo sette anni di esilio trasporso nell'ambasciata dell'Ecuador come rifugiato politico. L'attivista australiano si era rifugiato nell'ambasciata per sfuggire sia alle autorità britanniche, che lo avrebbero arrestato per aver violato le condizioni della libertà vigilata, sia dai servi segreti americani, che intendevano interrogarlo per aver violato le leggi anti-spionaggio e aver rivelato al mondo informazioni sensibili e documenti riservati riguardo le attività svolte dalle forze armate statunitensi in Iraq e in Afghanistan.
Per questo motivo il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha inoltrato una richiesta formale di estradizione al Regno Unito, affinché Assange possa essere preso in consegna dalle autorità americane e venir condotto negli Usa, dove verrebbe processato per diciotto capi d'accusa tra i quali compare quello di spionaggio in collaborazione l'ex militare americano Chelsea Manning (nato Bradley Edward Manning), ex analista d’intelligence dell’Esercito americano che divulgò dossier classificati riguardanti le operazioni svolte in Iraq e denunciare i "Collateral murder" (morti collaterali, ndr) condotti dagli elicotteri d’attacco Apache impiegati in missione. Le informazioni vennero pubblicate, insieme a quelle trafugate dall'ex analista dell'Nsa Edward Snowden, sul sito WikiLeaks fondato e diretto da Assange.
A riferire la notizia sono state fonti ufficiali statunitensi citate dal Washington Post. Secondo le autorità statunitensi Assange avrebbe diffuso dal 2010 oltre 250mila dispacci e 500mila documenti riservati sulle attività delle forze armate. Nessuna accusa lo legherebbe invece al cosiddetto "Russiagate": lo scandalo che avrebbe visto coinvolti i servizi segreti russi in operazioni di "disturbo e influenzamento" delle elezioni presidenziali americane del 2016.
Rifugiatosi per quasi sette anni nell'ambasciata dell'Ecuador a Londra come rifugiato politico, il 47enne australiano era stato arrestato con l'approvazione del governo di Quito l'11 aprile scorso, quando agenti dell’MI5 e di Scotland Yard irruppero di prima mattina nell’ambasciata per prelevarlo e condurlo in carcere con l’accusa di aver violato le leggi che regolano la libertà vigilata nel Regno Unito. Assange non si era infatti presentato come previsto all’udienza per l’accusa di stupro che pendeva nei suoi confornti. L’accusa era legata ad un evento risalente al 2010.
L’attivista australiano sta ora scontando una pena di 50 settimane per aver violato le condizioni di libertà vigilata, e secondo alcune fonti la sua salute, dopo l’arresto verterebbe in gravi condizioni. Se Londra concedesse l'estradizione negli Stati Uniti e il processo lo vedesse colpevole dei crimini ascritti potrebbe scontare oltre 30 anni di carcere. Le autorità statunitensi si appellerebbero all'Espionage Act per accusare Assange, nonostante lui sia di fatto un giornalista straniero operante al di fuori degli Stati Uniti. "L'Espionage Act non fa distinzioni tra giornalisti e non giornalisti" ha detto recentemente Matthew Miller, portavoce del dipartimento di Giustizia dell'amministrazione Obama al New York Times. Assange verrebbe quindi da equiparato ad un "traditore" che avrebbe passato informazioni a potenze nemiche.
Al momento dell'arresto Assange, visto da una larga fascia dell'opinione pubblica come un paladino della libertà d'informazione, gridò davanti alla stampa: "Il Regno Unito non ha civiltà! Potete resistere! Il Regno Unito deve resistere!". Si attende dunque la decisone di Londra.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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