Montaggio è comunicazione, sosteneva Christian Metz, illustre semiologo di stampo saussuriano e studioso di mezzi e tecniche di linguaggio, oltre che di linguistica. Il montaggio di un film o anche semplicemente di un video amatoriale costituisce dunque un metodo e un modo per raccontare. E raccontarsi. Per catturare l'attenzione dello spettatore. Per conquistare la platea. Per tenere attaccato l'occhio di chi guarda. Il montaggio, insomma, non è un astruso meccanismo destinato a rimanere nascosto all'interno della trattazione di una storia, sia essa una pellicola, il filmato delle vacanze o un documentario girato per passatempo. È dunque una componente fondamentale di ciò che scorre sotto il nostro sguardo e, come tale, va studiato, approfondito e conosciuto non soltanto dagli addetti ai lavori ma anche più semplicemente da chiunque di noi. Eppure spesso è un aspetto che viene trascurato. Tralasciato. Sottovalutato.
Ora per colmare questa lacuna e consentire a tutti di entrare nel magico mondo del montaggio carpendone i segreti e capendone le finalità esce il volume «Il montaggio cinematografico» (Gremese editore, pp.193, euro 35) in cui Gael Chandler, che del cinema hollywoodiano conosce misteri e segreti, spiega come viene costruito un film e quali obiettivi intende ottenere una scelta di montaggio a vantaggio di un'altra. Sono infatti molteplici le opportunità che si offrono al tecnico incaricato dell'operazione. E questi in accordo e sotto la guida del regista esegue l'assemblaggio migliore in rapporto a ciò che si vuol trasmettere allo spettatore con un'immagine o una sequenza di immagini. Monta, insomma, il racconto di una trama che, tutta intera, costituirà poi l'intera opera.
Di grande impatto, semplice da consultare, ricco di immagini in bianco e nero e colore, il libro affronta raccordi, stacci, flash-back, flash-forward, cesure mostrando con una documentazione chiara l'enunciazione sintetizzata in concetti stringati senza lasciare spazio a trattazioni lunghe quanto farraginose. Queste ultime costituiranno infatti un approfondimento necessario che eventualmente ogni singolo lettore interessato potrà affrontare con letture più specifiche. «Il montaggio cinematografico» si limita a dare un quadro esplicativo degli effetti che si riescono a ottenere privilegiando una scelta a vantaggio di un'altra. Gli esempi affondano in una tradizione recente e parlano di raccordi sugli sguardi, sull'asse, sulla direzione, sul colore, sull'idea, sul movimento, sul suono. Sarebbe lungo e, forse inutile, affrontare il contenuto dei vari capitoli che compongono il testo, è utile invece notare che il libro si presenta proprio come un film in attesa di essere montato. Cioè costruito.
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