Da una parte un Nobel, famoso per aver scoperto il virus Hiv. Dall'altra un istituto di ricerca e cura, all'avanguardia in Italia e nel mondo nelle neuroscienze. Parte sotto i migliori auspici il sodalizio tra il virologo francese Luc Montagnier e l'Irccs Neuromed di Pozzilli (Isernia), sancito da una stretta di mano in pubblico il 20 marzo. Per ora solo una dichiarazione d'intenti: l'obiettivo è mettere a punto progetti di ricerca che potrebbero avere ricadute importanti sulla diagnosi e sulla terapia delle principali malattie neurologiche e neurodegenerative, tra cui il Parkinson e l'Alzheimer, ma anche l'autismo. Gli studi più recenti di Montagnier lo hanno collocato su una linea di confine scientifico che mette insieme diverse discipline, dalla medicina alla biologia, dalla matematica alla fisica, all'ingegneria: «La medicina - dice il professore - si sviluppa sia su criteri classici conservativi sia seguendo concetti che non sono l'unico a condividere. Come il discorso sulle onde elettromagnetiche che purtroppo è mal capito. È una mia teoria che si fonda su basi biofisiche, grazie alla quale potremmo realizzare test che ci aiutano a prevenire le basi irreversibili delle malattie croniche».
Da anni Montagnier indaga il significato di segnali elettromagnetici provenienti dal Dna che potrebbero predire l'insorgenza di gravi patologie (dal cancro all'Alzheimer, per intendersi). Un'applicazione diagnostica che ne risultasse, sarebbe fondamentale, ad esempio, per iniziare una terapia precoce in grado di migliorare la prognosi dei pazienti. Le ricerche più attuali di Montagnier non gli hanno risparmiato feroci critiche da parte della comunità scientifica internazionale, ponendo lo scienziato in odore di eresia.
Ma lui tira dritto: «Cerchiamo di raggiungere molti centri nel mondo - la replica - e dimostrare le nostre tesi attraverso tecniche cliniche ed epidemiologiche. La distribuzione geografica di tali centri può servire a verificare la teoria su diverse popolazioni e avere quindi una varietà epidemiologica». Luc Montagnier è stato insignito del Premio Nobel per la Fisiologia e la Medicina nel 2008 insieme con Françoise Barré-Sinoussi per la scoperta del virus Hiv. Laureato sia in Medicina sia in Scienze biologiche all'Università di Parigi, ha passato gran parte della sua carriera in due importanti istituzioni scientifiche francesi: l'Istituto Curie e l'Istituto Pasteur, dove ha fondato l'Unità di Ricerca in oncologia Virale. Nell'83 ha guidato il gruppo che per primo ha isolato il virus dell'Immunodeficienza umana, Hiv1, e ha dimostrato che è la causa dell'Aids. Nel 1985 ha poi isolato un secondo virus, l'Hiv2, presente soprattutto in pazienti africani.
Il laboratorio di Montagnier è stato anche il primo a dimostrare che una grande percentuale dei globuli bianchi presenti nei malati di Aids moriva attraverso un meccanismo di apoptosi (la cosiddetta morte cellulare programmata) causata dallo stress ossidativo. Proprio lo stress ossidativo - ovvero gli effetti dei processi infiammatori seguiti a infezioni virali o batteriche ma anche all'esposizione ad agenti ambientali (radiazioni, inquinanti, campi elettromagnetici ecc.) - sarebbe alla base, secondo le intuizioni di Montagnier e di molti altri ricercatori, di una vasta gamma di gravi patologie: dal cancro alla sclerosi multipla, dal Parkinson, all'Alzheimer, fino all'autismo. Montagnier è il paladino della medicina preventiva, centrata ad esempio sulla corretta alimentazione, sul consumo di antiossidanti (consigliò a Papa Giovanni Paolo II di consumare papaya) e sulla «distanza» dai fattori inquinanti. Il fine è quello di rallentare i processi di invecchiamento cellulare (guardano a lui i ricercatori di mezzo mondo impegnati nell'assicurare una vita attiva alla popolazione anziana). Intanto.
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