Monti a Kiev cerca la gloria ma gliel’hanno giurata

L'entourage della Nazionale non dimentica la sua frase sul calcioscommesse: "Il calcio andrebbe chiuso per 2-3 anni". E la squadra dedica i successi al Colle

Monti a Kiev cerca la gloria  ma gliel’hanno giurata

nostro inviato a Cracovia

Porte spalancate a Giorgio Napolitano, il presidente della Repubblica. Porte chiuse, anzi sprangate a Mario Monti, il presidente del Consiglio. La Nazionale di calcio, finalista dell’europeo a Kiev, non ha nascosto la propria simpatia per il primo, simpatizzante dichiarato fin dai tempi di Berlino 2006, arrivato a Danzica per il debutto con la Spagna, e il gelo, un gelo glaciale, per il secondo. Per cogliere lo scarto, è bastato misurare l’entusiasmo di Cesare Prandelli, Ct e portavoce del club Italia, dedicato a Napolitano e prendere nota delle risposte affilate come lame riferite all’improvviso viaggio del premier a Kiev.

Prima di scendere nell’agone della conferenza-stampa, il tecnico ha chiesto e ottenuto il microfono per una dedica speciale dettata con un sorriso grande così: «A nome dello staff, della federazione e di tutta la squadra vogliamo fare gli auguri di buon compleanno al presidente Giorgio Napolitano. Anche per la sfida con la Germania ci è stato vicino, praticamente ci ha adottato. Siamo orgogliosi di avere un presidente così». Prandelli non ha vergato un banale bigliettino di auguri per gli 87 anni di Napolitano, ma confezionato un omaggio vero e proprio, conferma di un rapporto che è diventato speciale, intrecciato proprio nei giorni più complicati vissuti dal club Italia e da alcuni suoi esponenti, Buffon in prima linea.

I colloqui col Quirinale sono diventati un rituale del dopo-partita italiano: al telefono il ct Prandelli o il portierone capitano Gigi Buffon, gli interlocutori privilegiati. «Rivedo lo spirito di Berlino» la frase di giovedì notte partita dal Colle. «Presidente, questo successo è dedicato anche a lei» la risposta spedita dallo spogliatoio di Varsavia. Con una promessa, rimasta segreta solo per qualche minuto: nel caso di successo finale, la Nazionale porterà la coppa Europa a Napolitano, lunedì sera, al rientro dalla Polonia, con successiva sfilata per Roma.

Il sobrio professor Mario Monti invece troverà un clima completamente diverso, domenica a Kiev, nell’incontro con la Nazionale. Pochi sorrisi e nessun inchino: questo è scontato. La delegazione federale ha evitato sull’argomento dichiarazioni ufficiali ma, in privato, hanno confessato un qualche imbarazzo per la decisione presa all’improvviso dal presidente del Consiglio passato per un fustigatore del calcio italiano e della Nazionale in particolare. A Cracovia e in giro per il Belpaese, Monti sarà ricordato per la famosa dichiarazione scandita durante il ciclone delle scommesse: «Bisognerebbe chiudere il calcio per 2-3 anni». Dal club Italia venne vissuto come un calcio negli stinchi prima di volare verso la Polonia. Perciò Cesare Prandelli è stato algido con Monti, come sa essere soltanto lui quando ha voglia di marcare la distanza.

«La frase è stata definita una provocazione e come tale la considero» la chiosa del ct deciso a restare a distanza di sicurezza dalle polemiche frontali. «Non mi sorprende il suo viaggio a Kiev, non sarò io a staccare i biglietti per salire sul carro dei vincitori, ho delegato un giornalista» il malumore travestito da battuta simpatica. Per non parlare della staffilata gratuita rifilata dal ministro Passera a Balotelli quando gli è stato domandato quanto incidono i gol dell’Italia e del suo cannoniere sullo spread: «Devo rispondere zero - ha detto Passera - però ci rafforza».

A parole, non è sorpreso il ct, clamorosa la sorpresa nel mondo politico.

Prima che prendesse forma la finale italiana, Gnudi, il ministro dello Sport, aveva preannunciato l’adesione dell’Italia al boicottaggio dell’Ucraina per protestare contro la detenzione della Tymoschenko. Niente, messo da parte anche quest’altro imbarazzo. Cosa non si farebbe per un posto in prima fila sul carro della Nazionale.

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