Monza, maratona di «metallo pesante»

Passano i tempi, cambiano le mode, ma nel grande circo del rock and roll, l'unica cosa che resiste alle insidie del tempo è l'immutata passione delle vecchie e nuove generazioni per il sound offerto dai profeti del «metallo pesante». La ragione è semplice: siamo di fronte a una musica vissuta e percepita quasi come una fede. Tanto che, in genere, chi la segue da adolescente il più delle volte le resta devoto per sempre. Oggi e domani (dalle 11 del mattino fino a mezzanotte inoltrata) vecchi idoli incanutiti e giovani speranze, si alterneranno sui due palchi allestiti allo stadio Brianteo di Monza per il «Gods of Metal», un festival cult per i numerosi, irriducibili e pure un po' feticisti appassionati del genere, che attira pubblico anche da fuori Italia. Dei 50mila biglietti venduti l'anno scorso, infatti, un quinto furono acquistati all'estero, Francia e Germania soprattutto, ma anche Stati Uniti e Giappone. Le star della giornata d'apertura di questo festival tutto italiano? Gli Heaven&Hell di Ronnie James Dio e i Mötley Crüe con Nikki Sixx, Tommy Lee, Mick Mars e Vince Neil. Dio, vero nome Ronald James Padovano, è una delle figure indistruttibili del filone hard: già chitarrista dei Black Sabbath, l'italo-americano prova a rinverdire i fasti di quella band che gli ha regalato la popolarità; i Mötley Crüe daranno invece al «Gods of Metal» quel tocco di necessaria civetteria e cotonato disimpegno che serve ad una manifestazione che cerca di affrontare il fenomeno metal da tutte le sue prospettive. Chi volesse approfondire le rocambolesche avventure di Tommy Lee (l'ex di Pamela Anderson) e soci, può affrontare la lettura del bestseller The Dirt (Lo sporco), autobiografia della band di Los Angeles, la più famosa d'America, nota per la trasgressività programmatica nelle pubbliche uscite, con il solito corollario di ammiccamenti satanici, abbigliamento in cuoio, sesso droga e tiratissimo rock and roll. Completano il cast odierno i Queensryche, i Tesla, gli Edguy, l'ex Megadeth Marty Friedman, i Voivod, gli svedesi Backyard Babies, gli italiani Estrema, gli olandesi Epica e due donzelle, Laureen Harris (figlia di Steve, bassista degli Iron Maiden) e l'inossidabile Lita Ford, l'ex cantante-chitarrista delle Runaways che, a 50 anni suonati e due figli, non rinuncia a dispensare adrenalina a suon di metal. Domani le star più attese saranno i Dream Theatre, amatissimi paladini del matrimonio tra metal e rock progressive, e gli Slipknot (da tradurre come «nodo scorsoio»), la più minacciosa, cacofonica e terrificante band americana del new metal. Dalla loro un'esplosione di urla e campionamenti raccapriccianti, con percussioni orgiastiche, riff a valanga e striminziti accenni di melodia abbinati a scenografie e look truculenti tanto quanto la musica. Sul palco i nove musicisti originari dell'Iowa hanno scelto di nascondere la propria identità attraverso maschere truci che più inquietanti non potrebbero essere e di indossare tute da meccanico o da detenuto da braccio della morte, segnate da simboli esoterici.

Nel cartellone domenicale c'è spazio anche per un'altra bella e tostissima fanciulla, la cantante finlandese Tarja, così come per alcuni nomi storici del calibro di Saxon, Blind Guardian, Napalm Death e Carcass. In concerto anche Down, Cynic, Mastodon, Static-X e Black Dalia Murder.

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