Moratti: "Le tasse? Scelta di Pisapia"

Sbagliato mettere nuove tasse e aumentare il biglietto dell’Atm. Così Letizia Moratti commenta i primi cento giorni del neo sindaco Giuliano Pisapia. «Il nostro bilancio previsionale prevedeva tutte le misure per non mettere tasse e tariffe. Certo che se si va in giro a dire che nessuno vuol comprare Serravalle, poi diventa difficile venderla». Ma «quella della sinistra è una cultura delle tasse»

Moratti: "Le tasse? Scelta di Pisapia"

I sindaci scioperano contro i tagli della manovra, Letizia Mo­ratti avrebbe scioperato?
«Avrei cercato con più forza un confronto in sede istituzionale, ma senza escludere posizioni di dissenso».
I tagli affamano i Comuni.
«I tagli sicuramente li penalizza­no eccessivamente. Però non di­mentichiamo che Milano sotto la mia giunta ha ricevuto dal gover­no B­erlusconi 1 miliardo e 750 mi­lioni per l'Expo e i fondi per le linee 4 e 5 del metrò».
A ogni milanese questa mano­vra costerà 227 euro.

«In sede Anci avevamo concor­dato dei parametri che non pena­lizzavano Milano. Tra cui l'autono­mia finanziaria pur mantenendo inalterata la spesa per il welfare. Ora non è più così».
Quali parametri?
«La capacità di riscossione dei tributi. In un Paese in cui è forte
l'evasione fiscale,un efficace stru­mento per combatterla».
E poi?

«La diminuzione delle spese di consulenza. Ma anche il parame­tro regionale che tiene conto di 270 milioni di euro che Milano spende per i city users ».
Giuliano Pisapia è stato costret­to a introdurre l'Irpef.

«Milano ha perso 800 milioni di euro in 5 anni per il Patto di stabili­tà. Eppure abbiamo investito 3 mi­li­ardi in infrastrutture, mantenen­do inalterate le spese per i servizi. Senza aumentare le tariffe».
È aumentato anche il biglietto Atm.
«E non si capisce dove quei soldi andranno a finire. Atm è già un'azienda in attivo».
Si poteva evitare?
«Sì. La cultura della sinistra è una cultura di tasse. Ma alle tasse deve corrispondere un servizio».
Il momento è difficile.
«Abbiamo dimostrato che si può gestire bene anche in situazio­ni complicate».
Lei cosa avrebbe fatto?

«Il nostro bilancio previsionale prevedeva tutte le misure per non mettere tasse e tariffe. Certo che se si va in giro a dire che nessuno vuol comprare Serravalle, poi diventa difficile venderla».
Altro?
«Il piano di trasferimento delle sedi, i 70 milioni di euro per gli one­ri di urbanizzazione del Pgt. Non c'era bisogno di nuove tasse».
Pisapia dice che c'è un buco.
«C'è un piano di liberalizzazio­ne di patrimonio non strategico: la Serravalle, gli immobili. Se non lo si fa, allora servono le tasse».
I primi cento giorni di Pisapia?
«Ho visto solo misure penaliz­zanti per i cittadini. E non c'è anco­ra­il Piano generale di sviluppo del­l'ente, obbligatorio per legge».
La manovra del governo?

«È necessaria, ma non mi piace. Contiene tagli lineari che possono incidere su settori che non dovreb­bero essere toccati».
Perché non le piace?
«Non c'è diminuzione reale dei costi della politica: meno parla­mentari, diminuzione di stipendi e doppi incarichi, riduzione drasti­ca delle Province».
E poi?
«Manca un piano di liberalizza­zioni. La privatizzazione della Rai, delle Poste e altri enti».
L'aumento dell'età pensionabi­le delle donne?
«Giusto, ma quei soldi vanno usati per rendere loro più facile en­trare nel mercato del lavoro. È una manovra pensata in un'ottica fi­nanziaria, per rispondere ai mer­cati e alla Banca europea piuttosto che alle esigenze sociali. E poi manca il capitolo della crescita».
Entrerà in politica?
«Sono impegnata in consiglio comunale, questo è già un modo di fare politica».
Tornerà a far l'imprenditrice?
«No. Ho preso un impegno con chi mi ha votato e lo voglio mante­nere ».
Le manca l'Expo?
«No perché sta diventando qual­cosa di profondamente diverso da quello che avevo impostato, Mila­no come il luogo di elaborazione culturale di un tema di interesse mondiale come la sicurezza ali­mentare che nel 2006 quando fu scelto non era nell'agenda dei go­verni, oggi è di grande attualità».
Diciamo che è più vicina a Boe­ri che a Pisapia e Formigoni?
«Milano poteva essere un esem­pio di valorizzazione dell'agricol­tura­urbana che sarà uno dei moto­ri di sviluppo del mondo. Questo si è perso. Che fine ha fatto il Centro di sviluppo sostenibile?».
Arriva il cardinale Scola.

«Ho avuto l'onore di lavorare con lui quando ero ministro.

È uo­mo dal grande spessore umano e dottrinale con una dimensione multiculturale molto accentuata. Un arrivo importante».
Come sta?
«Bene. Dopo dieci anni ho final­mente fatto una vera vacanza. So­no riuscita a stare con mio marito e i miei figli».

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