Morta Josephine Hart, autrice del bestseller «Il danno»

A suo modo, fu un libro dannoso, Il danno. Dannoso in quanto maldestramente emulato da molti in una deriva social-introspettiva-generazionale con gratuiti sconfinamenti nel sexy, quando non nel porno a buon mercato. Ma l’originale, il romanzo di gran lunga più noto, letto e venduto di Josephine Hart, morta ieri a 67 anni dopo una lunga battaglia contro il cancro, era un’altra cosa. Era il sipario che si alzava su un dramma familiare dei tanto chiacchierati anni Novanta. Scritto nel ’91, e nel giro di pochi mesi trasposto nel film omonimo con i tormentati e fascinosi Jeremy Irons e Juliette Binoche, diretti da Louis Malle, maestro francese della commedia a tinte drammatiche, il libro aveva il merito di mixare, immergendole nel brodo di coltura di un tran tran borghese, due personalità che covano inconsapevolmente i loro disturbi psichici. Da un lato il maturo politico che perde la testa per la fidanzata del figlio, dall’altro proprio lei, la giovane donna in bilico fra un partner e l’altro, e già pesantemente zavorrata dai traumi infantili. «Le persone danneggiate - diceva a proposito la Hart - sono pericolose perché sanno che possono comunque sopravvivere». Ed è proprio la sopravvivenza di Anna alle insidie di antica data, sommata alle pulsioni di Stephen che si ribella a una vita intimamente insoddisfatta e insoddisfacente, nascosta sotto la patina del perbenismo, a innervare il discorso amoroso che procede di frammento in frammento, quasi alla maniera di Roland Barthes, e che scarnifica nel profondo dell’anima i protagonisti.
Travolgente fu il successo del romanzo, con oltre cinque milioni di copie vendute e traduzioni in ben 27 lingue. Probabilmente ne fu sorpresa la stessa autrice irlandese, la quale peraltro, dopo quella prova eclatante, non seppe e non potè ripetersi a livelli paragonabili. Del resto anche lei, come la fragile eroina impersonata dall’incantevole Juliette Binoche, subiva il peso di difficili prove esistenziali. Nata in Irlanda e sposata a Lord Saatchi, aveva perso da giovane due fratelli e aveva quindi insegnato ai suoi due figli l’importanza di «prendere la vita per la gola». In una dichiarazione dettata dal suo letto in ospedale, la Hart aveva affermato che «senza la lettura e senza la poesia avrei trovato la vita meno comprensibile, meno sopportabile e infinitamente meno gradevole».

In settimana la scrittrice e produttrice teatrale i cui libri sono editi in Italia da Feltrinelli avrebbe dovuto presenziare a un seminario di poesia alla Donmar Warehouse a Covent Garden mentre qualche giorno fa era presente a una campagna contro l’ignoranza del London Evening Standard. In cuor suo, avrà pensato anche all’ignoranza di se stessi, la zavorra che fa danni a ognuno di noi.

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