Domenica il secondo posto della Ferrari ci ha rifocillati di speranza dopo mesi di sconforto come quando il disperso nel deserto trova un dattero con cui nutrirsi e afferra e mastica e non gli pare vero di inghiottire qualcosa. Come il poveretto abbiamo però avuto un miraggio: ci è sembrato, almeno così è parso leggendo cronache e ascoltando resoconti, che la Ferrari di Leclerc avesse vinto il Gp d`Austria. Va bene gioire per la prova d`orgoglio, per l`uscita dal tunnel finalmente imboccata (forse), ma Verstappen e la Red Bull trionfatori? Solo un dettaglio? Questo il messaggio passato. Un miraggio, appunto. Mistificazione della realtà sportiva causa disidratazione, fame da vittorie e un po` di malsano provincialismo. Sarebbe stato sufficiente dire che la Rossa sta crescendo. Punto.
L`altro aspetto imbarazzante è l`incontenibile processo di santificazione motoristica di Max Verstappen, l`olandese al volante. Corsa dopo corsa si aggrovigliano iperboli, aggettivi ridondanti, accostamenti ad esseri soprannaturali. Sono otto anni che sappiamo perfettamente quanto sia talentuoso (e capriccioso e irrispettoso) questo splendido pilota. Ma non lo è più di altri fenomeni. È come altri fenomeni. Invece viene narrato come un pilota di tale bravura e talento che Fangio al confronto era uno scappato di casa, Stewart solo un ribelle scozzese, Lauda un banchiere prestato alle corse per non dire poi di Prost, Senna, Schumi, Hamilton, Vettel... Già, Vettel. Correva per la Red Bull. Quattro titoli di fila. Max è a due quasi tre.
Del buon Seb si
erano dette le stesse cose, ci si era attorcigliati negli stessi aggettivi cosmici e si erano spellate altrettanti mani. Poi è venuto alla Ferrari. Ecco, Super Max lasci la Red Bull e sposi la Rossa e poi riparliamone...- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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