Barcellona è una pista infuocata, al Montmelo la MotoGP irradia un'atmosfera rovente più dell'asfalto, più della calda terra che circonda lo storico autodromo che ospita il gran prix di Catalunya. Si tratta del sesto appuntamento stagionale di un campionato molto combattuto, dove in cima alla classifica regnano tre piloti: Valentino Rossi, campione in carica, Jorge Lorenzo, compagno di team dell'italiano, e Casey Stoner, un terzo incomodo molto agguerrito. Le Yamaha del numero 46 e del 99 sembrano avere qualcosa in più della Ducati numero 27, ma l'austrialiano quando si corre la domenica ha sempre un coniglio pronto a far uscire dal cilindro. Peccato che quel 14 di giugno nemmeno un fenomeno come Stoner seppe tenere il passo dei due indiavolati rivali latini, che metteranno in scena uno dei duelli più intensi e indimenticabili nella storia del Motomondiale.
Un terzetto in fuga
Quando scoccano le 14 locali dalla griglia di partenza le moto si animano e sfrecciano via dalla propria casella. Il più lesto di tutti è Rossi, al quale si accodano proprio Lorenzo e Stoner. Questo magico terzetto è quello che detta il ritmo e che prova la frustata per spezzare le ossa a tutti gli altri contendenti, come i vari Dovizioso, Pedrosa, Capirossi e Hayden. La loro iniziativa funziona, come nelle grandi fuge del ciclismo, i tre centauri fanno il vuoto dietro di sé, ma uno di loro - a un tratto - sembra cominciare a stancarsi. In sella alla sua Ducati Desmosedici, Casey Stoner inizia a ondeggiare, a essere sporco e impreciso, fino a quando non è costretto a mollare l'inseguimento, accontentandosi di una piazza d'onore come il terzo gradino del podio, lasciando pista libera agli altri.
Le Yamaha M1 fanno cantare il loro esuberante motore a quattro cilindri e il binomio Rossi-Lorenzo inizia un duetto esaltante. I due piloti sotto al casco sanno che è venuto il momento per rompere gli indugi, iniziano a spremere le meningi e a far roteare gli occhi per cercare il modo giusto per vincere la battaglia e volare verso la vittoria. Quando mancano più o meno quattro giri alla fine della gara, i due compagni di team tirano fuori le armi pesanti e stracciano l'armistizio. Adesso è guerra per il primo posto.
Rossi beffa Lorenzo
I cinque minuti che separano il pesarese e il maiorchino dalla bandiera a scacchi sono paragonabili a una danza mortale, in cui il primo che molla è perduto. Nei 4,7 chilometri di asfalto che caratterizzano la pista spagnola, i due piloti con gli occhi iniettati di sangue si sorpassano più volte, restituendosi sempre il favore. Gli spettatori osservano la scena come se fossero loro stessi coinvolti, chi può si regge a qualcosa, perché la paura di cadere è troppa. L'italiano e lo spagnolo compiono quattro tornate al caridopalma, disegnando curve e traiettorie impensabili, con difese e attacchi da manuale.
L'ultimo giro, tuttavia, è quello da antologia. Lorenzo lo inizia in vantaggio, forte di una prima posizione guadagnata con una staccata perentoria alla prima curva. Rossi vuole restituirgli la pariglia, ma le barricate del Martillo sembrano funzionare alla perfezione, senza pertugi in cui intrufolarsi. All'ultima curva, però, compare una breccia e il Dottore con coraggio ci si infila. Sembra una manovra impossibile, considerata la velocità e la posta in gioco, eppure come un ariete sbatte verso questa porta e la sfonda. Il 46 ce l'ha fatta e sfreccia verso il traguardo che significa vittoria, forse la più bella della sua lunga carriera. Jorge si lecca le ferite e si chiede ancora come abbia potuto perdere quella gara. Per il pubblico è ora di tirare il fiato, i due diavoli hanno dato vita a uno spettacolo irripetibile. Per Valentino cogliere il successo a Barcellona diventa fondamentale, perché dopo inanella tre vittorie e alla fine dell'anno si laurea campione per l'ultima volta nella sua carriera, beffando di 45 punti proprio Lorenzo.
Lorenzo racconta quel famoso sorpasso
La rivalità tra Lorenzo e Rossi ha caratterizzato i primi anni Dieci del nuovo millennio. L'episodio del Montemelo è stato un attimo chiave per inasprire il rapporto tra i due che da quel momento se le sarebbe suonate di santa ragione per tante stagioni ancora. A proposito della manovra di Valentino, Lorenzo ha raccontato il motivo che ha permesso di andare a segno: "Una parte di me non si aspettava quella mossa, ma un'altra parte sì, però ero un po' troppo testardo per chiudere davvero la strada. Ero un po' spaventato dall'idea di chiudere la porta e cambiare la traiettoria che avevo fatto per tutta la gara. Ecco perché non sapevo cosa fare e lui ha approfittato della situazione. In precedenza aveva fatto una manovra simile su Casey Stoner, quindi sapeva che poteva farlo perché l'aveva già fatto prima. Lo ha fatto e ho perso la vittoria. In quel momento avevo 22 anni, mentre Valentino aveva già 30 anni o quasi, con molta esperienza. Diciamo che è sempre stato migliore di me nelle staccate in circostanze normali.
Cosa sarebbe successo se fossi entrato in curva qualche metro più all'interno non lo sapremo mai, ma probabilmente avrei evitato il sorpasso e avrei vinto. O forse avrei fatto una traiettoria diversa da quella normale, finendo poi fuori linea e venendo superato più avanti. Non lo sapremo mai".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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