Ecco perché Bagnaia non si è fratturato la gamba

Decisiva la particolare conformazione delle ossa del corpo umano che sono molto resistenti: più che la pesantezza dell'impatto conta la direzione. Ma serve anche tanta fortuna

Ecco perché Bagnaia non si è fratturato la gamba
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Un incidente spaventoso, la caduta, la moto che sopraggiunge e lo travolge. Il Gran Premio della Catalogna, dominato alla fine dall'Aprilia, è stato segnato da due maxi cadute in avvio, in particolare quella che ha coinvolto Pecco Bagnaia.

Tanta paura per il campione della Ducati che miracolosamente ha riportato solo contusioni, nonostante gli sia passata sopra la Ktm di Brad Binder."Gli ulteriori accertamenti medici non hanno evidenziato fratture" ha fatto sapere il team di Borgo Panigale, e il pilota torinese ha fatto rientro in Italia con il resto della squadra.

"Oggi posso solo dire grazie". Poche parole ma che racchiudono qualcosa di molto grande, davvero simile ad un miracolo. Sono le parole di Pecco affidate ad un post sui propri canali social ufficiali, a poche ore di distanza dal terribile incidente durante il GP di Catalogna che avrebbe potuto avere riscontri molto più gravi. Ma come è stato possibile evitare fratture? Andiamo a scoprirlo.

La spiegazione

Ne ha parlato al Corriere Salute Cesare Faldini, professore ordinario presso l’Università di Bologna e direttore della Prima Clinica Ortopedica all’Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna. L'interrogativo sorge spontaneo: come è possibile che in qualche caso le ossa non si rompano dopo incidenti così gravi?

"Certo, è possibile: ed è determinato dalla conformazione delle nostre ossa — spiega lo specialista —: la struttura interna delle ossa (il sistema haversiano) ricorda dei micro-archi; se la forza d’urto agisce secondo l’orientamento di questi archi viene scaricata e l’osso non si rompe, se impatta in una direzione diversa, l’osso si frattura".

Un altro aspetto da considerare è che le ossa sopportano carichi pesanti. "Sono molto robuste e resistono a carichi potenzialmente maggiori di 15 -20 volte il peso corporeo — aggiunge Faldini —. Quando si fa un salto normale, nel momento in cui si atterra, l’osso sopporta un peso che arriva a 6-8 volte il peso corporeo, eppure non ci rompiamo le ossa a ogni salto".

Perché succede? "L'energia si scarica secondo queste le linee di forza. Se la moto, passando sopra il pilota, ha creato un impatto anche molto forte, ma diretto secondo le linee di carico fisiologiche, l’osso può benissimo aver resistito. Ovviamente c’è una grandissima componente di fortuna. A volte posso cadere andando in motorino a 40 all’ora e fratturarmi lo stesso" chiarisce Fialdini.

La differenza la fa anche un corpo allenato. Al di là dei materiali usati per le tute dei motociclisti che sono sicuramente studiati per ridurre gli urti, c’è anche una componente personale: "I soggetti allenati come può essere un pilota con l’esercizio rinforzano questi canali delle ossa. La sedentarietà, invece, fa riassorbire i canali. Gli sportivi o le persone meno sedentarie rischiano meno nelle cadute accidentali".

Considerazione finale: "Non c’è solo l’osso: i tessuti che lo circondano possono essere danneggiati anche molto seriamente dopo un incidente. La frattura non è l’unico termometro della gravità del trauma: ci sono i tendini, i muscoli, i nervi, le arterie, le vene (e anche gli altri organi).

Quando il trauma è grave è fondamentale la successiva osservazione in centri specializzati anche per monitorare eventuali complicanze gravi dell’arto infortunato che vanno al di là delle fratture", conclude l’esperto.

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