Da Frugarolo a Montjuïc fanno 905 km. Lei, quella distanza lì, ci ha messo più o meno trentaquattro anni per coprirla. E adesso che finalmente ci si trova, premuta dentro all'ennesimo bolide della sua vita, sfrega un sogno lucido che divelgerebbe le inferriate della storia. Ma per arrivarci, appunto, serve scalare le marce.
Le prime grattano un po', ma solo perché la voglia di cimentarsi al volante è un pensiero tambureggiante, che si presenta precoce. In quel dimenticabile avamposto dell'Alessandrino, nemmeno duemila anime, giurano d'averla vista sfrecciare sull'auto di famiglia a solo tredici anni. E cioè nel 1954, visto che Maria Grazia Lombardi - per i più intimi soltanto "Lella" - è nata nel '41. Il padre è proprietario di una ditta che produce salumi e lei si siede sempre al suo fianco sul furgone di famiglia, ne scruta i movimenti, li relaziona al nastro d'asfalto, sorride quando il motore ruggisce. Fa sogni differenti da quelli delle sue coetanee, Lella. Si immagina a condurre quel mezzo e pensa che lei, in fondo, sbrigherebbe le consegne più rapidamente del suo vecchio.
Il primo e più semplice sedile è quello dei kart. La ragazzina sfreccia forsennatamente, strapazzando sovente i maschietti. Freme, però, per afferrare qualcosa di ancora più sostanzioso. Cresciuta con i poster di Maria Teresa De Filippis appiccicati alla parete, intende emularne le gesta. Anzi, non le basta essere la seconda donna a guidare una macchina in Formula Uno - perché è questo il folle anelito post adolescenziale - no. Lei vuole anche fare punti. Nel 1965 accorcia la distanza da quei suoi traguardi mentali debuttando in Formula Monza. Per farlo, deve pagarsi la vettura a rate. Il denaro però è un risibile orpello in confronto alla passione che sgasa irrefrenabile.
Con quel suo stile di guida arrembante e al contempo limpido, Lella scansa la vulgata maschilista che la vorrebbe relegata altrove. Qualche anno più tardi, anzi, rischia di vincere il titolo in Formula Tre, mentre agguanta - famelica - quello della Formula 850, al volante di una ruggente Biraghi. Tutte esperienze che trovi ossequiosamente sedute nella saletta d'aspetto della Formula regale. Se Lella alza lo sguardo dalla pista, di quando in quando, è soltanto per allungarlo verso quel traguardo lì. La Formula Ford Mexico - condita da un soprendente titolo - e il campionato inglese della Formula 5000, sono le tappe successive. Lombardi, adesso, viaggia ad un'incollatura dai suoi desideri più reconditi.
Talento e coraggio li materializzano. Presentandosi in griglia GP di Gran Bretagna del 1974 Lella scrive già un pezzo di storia: è la seconda donna a guidare una vettura Formula Uno. In sella ad un'ambiziosa Brabham BT42 Ford Cosworth DFV ci prova ingaggiando la contesa con il consueto dinamismo, ma canna la qualifica, piazzando soltanto un ventinovesimo tempo. Il battesimo, amaro, non può spegnere però l'ambizione che monta sicura dalle viscere.
Un anno più tardi siede nell'abitacolo di una March a motore Ford. Ora sì. Ora ha incassato la giusta dose d'esperienza per costruirsi quell'opportunità. Centra, fragorosa sorpresa per gli addetti ai lavori, un tempo che la posiziona in griglia a Kyalami. In gara mulina le braccia, pesta sull'acceleratore, stacca. Non lascia che la coltre dell'opinione pubblica prevalga, nemmeno quella che la attacca sul suo aspetto - l'accusa - eccessivamente poco femminile, sacrificato sull'altare dei motori. A guaiti così bizzarri lei replica stentorea: "Preferisco un incidente a un fidanzato". Lella è in una relazione aperta con la macchina di turno. Però al debutto la distribuzione la tradisce ed è costretta a stopparsi.
Quell'aggancio ai punti è soltanto rimandato. E così rieccoci a Montjuïc, un giorno d'aprile del 1975: tendendo bene l'orecchio si intercetta ancora l'eco delle premonitrici proteste che precedono la gara. Quel circuito, si lamentano i piloti, non garantisce gli standard minimi di sicurezza. Alcuni si rifiutano di correre. Altri fanno soltanto un simbolico giro di protesta. Lella invece va, dando prova di coraggio e sfrontatezza, animata da quel suo inestinguibile desiderio. Miracolosamente tiene la strada, mentre in molti, intorno, vanno a sbandare. Il più sfortunato di tutti è Rolf Stommelen: perde l'alettone e va drammaticamente a sbattere contro la folla accalcata a ridosso dei guard rail, uccidendo quattro persone. La tragedia impone di fermare la corsa, cristallizzando la posizione della Lombardi che, in quel momento, si trova sesta. In virtù dei soli 25 giri compiuti, si decide di dimezzare il punteggio dei piloti rimasti. Lella porta così a casa, pur nel terribile contesto di quel giorno, uno storico mezzo punto. Il primo di sempre - e anche l'unico fino ad oggi - per una donna in Formula Uno.
Magari ha contato nulla ai fini delle classifiche, ma
continua a pesare moltissimo in termini di rivalsa femminile. Quanta strada ha fatto Lella, da quel furgone di famiglia. Quanta ancora possono farne le sue sorelle, in un mondo ammorbato dalle dilaganti trappole del maschilismo.
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