Hanno entrambi circa trent'anni e si mormora che fuori da quelle sinuose lingue d'asfalto siano pure grandi amici. In pista però sanno trasformarsi in formidabili canaglie. Fuori è il primo giorno di luglio del 1979. Il circuito di Digione freme per ospitare la gara, dopo un set di qualifiche spiazzante. In testa ha piazzato i gomiti la Renault, fino a quel momento depressa da un rendimento sdrucciolevole. Merito, pare, del motore turbo montato sulle RS10 di Jean Pierre Jabouille e René Arnoux, rispettivamente primo e secondo miglior tempo. Segue la Ferrari 312 T4 di Gilles Villeneuve.
Partenza choc per Arnoux
La classifica di quel momento - è scoccato l'ottavo Gran premio - accoglie in testa l'altro ferrarista, il sudafricano Jody Scheckter, con 30 punti. Al seguito ecco invece il pilota francese della Ligier-Ford Jacques Laffite a 26 punti, e a 20 punti un trio formato proprio dal pilota franco-canadese della Ferrari, Gilles Villeneuve, dal francese Patrick Depailler su Ligier-Ford, e dall’argentino Carlos Reutemann, a bordo di una ruggente Lotus-Ford
Clangori metallici. Cemento che ribolle. Motori che discettano. Scatta subito Villeneuve infilando Jabouille. Sciamano alle loro spalle tutti gli altri. Malissimo Arnoux, aggrovigliato nelle pastoie delle retrovie, fino a sfilare addirittura nono. Però il pilota francese si concentra e mette presto quella iattura nello specchietto. Lauda - mica un turista del tracciato - cerca di sventare quel ritorno, ma sia lui che gli altri davanti devono deporre le armi. Quel turbo, debitamente gestito, è un maquillage salvifico per una giornata nata sghemba.
Se ne accorge anche Gilles, infilato al 47esimo giro da Jabouille. Il franco - canadese smarrisce la testa della corsa e da quel momento il primo posto non sarà più in discussione. Non può sapere, ancora, che quella deludente boccata sta per consegnarlo al cuore dei ferraristi. Potrebbe gestire con disinvoltura quel piazzamento, non fosse che i freni iniziano ad ammutinarsi. Una grana monumentale, che consente ad Arnoux di rinvenire a tal punto da arrivare ad un'incollatura. Qui, in questa piega temporale della corsa, inizia il duello dei duelli della Formula 1.
Il duello dei duelli
Sgasa alle sue spalle Arnoux, sprigionando tutta l'esplosività di quel motore arrembante appena incrocia un tratto rettilineo. La Ferrari però va più veloce nei tratti misti. Ad un tratto René indovina una traiettoria interna e costringe largo l'amico Gilles. Quello prova a resistere e mantiene miracolosamente la vettura in strada, ma il francese sfreccia davanti. Deglutire quella beffa sarebbe impossibile.
Villeneuve pare attardato, ma recupera in fretta e progetta il controsorpasso. Che arriva, sfavillante, con una staccata a gomme bloccate. Colonna di fumo che sfrigola e si alza dalla ruote. Coefficiente di difficoltà pazzesco. Però passa. Arnoux non ci sta. Schiuma di nuovo alle sue spalle. E alla prima chance attacca di nuovo, famelico. I due si toccano ripetutamente. René torna a infilzarlo internamente, mentre il telecronista Rai Mario Poltronieri giace in estasi. Più facile, a quei tempi, incrociare un unicorno che assistere ad una simile contesa. Dal paddock, quel giorno, sono usciti due animali fantastici.
Le curve finali: questione di millesimi
Villeneuve di nuovo costretto sull'esterno. Prova a resistere, ma viene ancora una volta superato. Dalle tribunette metalliche che circondano la pista la folla trasalisce. Gilles però non intende mollare. E sarà proprio questo tratto indomito del suo spirito a consegnarlo all'amore senza riserve della gente. Estrae le ultime energie fisiche e mentali dalla sua personale riserva. Si getta in un ultimo disperato attacco. E passa di nuovo Arnoux.
Sul rettilineo finale René riapre tutto il gas, chiedendo uno
sforzo estremo a quel turbo. Le due vetture viaggiano epicamente appaiate. Gilles la spunta per 14 millesimi. Epilogo fotonico del duello dei duelli. La contesa più indicibile nella storia della Formula 1.
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