Insomma, Rupert Murdoch è uno squalo (e dunque di destra) o un salvatore della telecrazia (e quindi di sinistra)? A chiederselo ironicamente ieri sono stati il presidente Mediaset Fedele Confalonieri e il finanziere franco-tunisino Tarak Ben Ammar, entrato nel mondo televisivo italiano attraverso i canali Sportitalia, entrambi presenti al convegno sullo stato del digitale terrestre a Milano. Dibattito che sè trasformato in una dura presa di posizione contro Sky, di proprietà del magnate australiano. Il motivo del contendere è la richiesta della tv satellitare di entrare nella piattaforma digitale terrestre prima della fine del 2011, data che si era impegnata a rispettare in sede europea. Ben Ammar, scafato imprenditore, caro amico di Berlusconi e mediatore tra il premier stesso e Murdoch, ha ricordato a chiare lettere che il governo italiano (quello presieduto dal proprietario di Mediaset) ha fatto di tutto per aiutare Sky ad arrivare in Italia. «Anche Confalonieri e il governo Berlusconi hanno fatto di tutto perché Sky approdasse in Italia. Questo è positivo e smentisce la visione dellItalia, ancora radicata allestero, di un Paese in cui tutte le tv sono in mano a Berlusconi». Il messaggio di Tarak (che si appresta a far arrivare in Italia il canale tunisino Nessma Tv, in lingua francese) è chiaro: il nostro Paese si piange troppo addosso, nessuno in Europa (tranne Inghilterra e Germania) ha fatto entrare Murdoch nel proprio sistema televisivo, lItalia sì.
Peccato che, dopo la «concessione», Sky sia cresciuta, probabilmente molto più di quanto si aspettassero i competitor. E, dunque, ne è nata la guerra commerciale che da anni si combatte allultimo spettatore. Lultimo capitolo riguarda appunto la decisione di Sky di sfidare Mediaset sul terreno su cui il Biscione ha impostato la sua linea strategica: lofferta pay in digitale terrestre. Che - ricordiamo - diventerà obbligatorio per tutta la popolazione italiana entro il 2012 (se non prima, come è stato ventilato ieri). Ovvia la voglia della società di Murdoch di farsi avanti. Ugualmente ovvia la difesa delle proprie posizioni degli altri competitor: Rai (che si prepara in futuro a offrire servizi a pagamento), Mediaset e tv locali su tutti. Così, ieri, quasi tutti i relatori delle aziende riunite nel consorzio Dgtvi hanno insistito su un punto: sarebbe uningiustizia se a Sky (a breve ci sarà una beauty contest, cioè unassegnazione per «meriti» e non per «asta economica») venissero affidate delle frequenze gratis. «Non si capisce perché noi - ha detto Confalonieri - che abbiamo speso 800 milioni per trasformare la nostra piattaforma in digitale, dovremmo cedere gratis le frequenze. La concorrenza deve essere reciproca». Confalonieri pensa che se Sky arrivasse in digitale, altrettanto Mediaset dovrebbe poter andare sul satellite. Cè anche una battuta sulla Rai, dopo che il presidente Paolo Garimberti ha ammesso linteresse di viale Mazzini a una pay tv sul digitale, anche se «dobbiamo attrezzarci». Confalonieri replica: «La Rai è già una pay tv, perché gli italiani pagano il canone».
Il presidente del Biscione rivela poi di guardare su Sky Milan Channel e il canale Classica, aggiunge: «Non capisco nemmeno la grande simpatia che certa opposizione di sinistra e certi giornali hanno per Murdoch, che non per niente viene chiamato lo squalo (cioè affarista di destra)». Discorso ribadito dal presidente Dgtvi Andrea Ambrogetti («Non tollereremo regali in cielo») e dal viceministro Paolo Romani che ha definito «scellerato» il servizio di Ballarò che bollava come al servizio di Mediaset la posizione del governo a Bruxelles. Immediata replica degli esponenti di sinistra, come Paolo Gentiloni del Pd, secondo cui «noi non siamo i difensori di Sky, ma della concorrenza, a tutto vantaggio dei telespettatori». Inoltre Romani ha attaccato lAgcom, lautorità di garanzia per le comunicazioni, bollando come «teorico e privo di attinenza con il territorio» il piano nazionale per le frequenze. Altra battaglia è quella per lordinamento automatico dei canali sul telecomando. Anche qui il grande accusato è Sky, ai concorrenti non va giù che abbia posizionato il canale «Cielo» (gratuito e con canale in affitto) al numero «dieci» dei tasti del telecomando. Un atto di prepotenza, secondo gli esponenti dei consorzi delle reti locali, i più penalizzati.
In serata è arrivata la risposta di Tom Mockridge, amministratore delegato di Sky Italia: «Il presidente di Mediaset Confalonieri e il presidente di Dgtvi Ambrogetti parlano molto di Sky. Gli sono grato perché questo conferma quanto sia centrale il ruolo che Sky ha svolto, e continuerà a svolgere, nella crescita del mercato televisivo italiano».
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