Musica, emozioni. Patria e Costituzione. Mattarella e Benigni "fratelli d'Italia"

Ovazione per il presidente della Repubblica, ospite d'eccezione. Dopo l'Inno, il comico lo fa commuovere citando il padre costituente. La Ferragni co-conduttrice "alla meneghina"

Musica, emozioni. Patria e Costituzione. Mattarella e Benigni "fratelli d'Italia"

Martedì sette febbraio dell'anno duemila e ventitré, data storica di una serata leggendaria, il capo dello Stato italiano al festival di Sanremo. Ospite illustre, esclusivo, in presenza effettiva, nessun video messaggio, nessuna lettera ma un posto a teatro però a distanza doverosa dalle solite facce note del circo Rai, sedute in prima fila. Aveva dieci anni, Sergio Mattarella, quando il suo concittadino Nunzio Filogamo si presentò nel salone delle feste del casinò di Sanremo per condurre le tre serate del primo festival, trasmesso su Rai Radio Rossa, la rete che aveva stazioni nell'Italia centromeridionale. Nilla Pizzi sbaragliò Achille Togliani, settantadue anni dopo la città è sempre quella, i cantanti sono diventati metà di mille e Sergio Mattarella ha voluto mettere la firma in uno spettacolo nazional popolare che sembrava, fino a ieri, riservato alla propaganda estera, vedi alla voce Zelensky.

Qui è Sanremo, qui è l'Italia. Il cerchio si è chiuso con diplomazia astuta, diciamo così, e massimo risultato; che poteva chiedere di più Rai se non il presidente della Repubblica in persona, accomodato, insieme con la figlia Laura, sul palchetto laterale tra i velluti dell'Ariston, in piedi mentre il compagno Morandi intonava, come fosse Bella Belinda, Fratelli d'Italia, involontariamente inno al partito della premier (dunque sfuggito alla censura? Ma no!) e gli occhi di Amadeus erano mini palloni spia attenti a scoprire la sorpresa, l'atmosfera compita è saltata in aria con l'arrivo dell'artista della parola, il pluridecorato e pluripagato Roberto Benigni ha scosso i gioielli in platea e aperto il sorriso del Presidente, recita travolgente prima e narrazione fertile dopo, di alcuni articoli della Costituzione nel settantacinquesimo della sua entrata in vigore (e non promulgazione come erroneamente annunciato dal Fuortes amministratore delegato), dunque la classica rappresentazione benignana, la romantica visione di un Paese finalmente libero, dopo il buio, una libertà e una liberazione esaltate dall'articolo 21 «Tutti hanno il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero», ricordando la violenza fascista che quel pensiero libero negava ma soltanto accennando poi, in evidente equilibrio ideologico, ai paesi a noi vicini, (forse la Russia?) e perché non dirlo e perché non alludere mai alle democratiche terre dell'Islam? dove il pensiero e le persone sono violate per poi addirittura citare, tra i padri della patria, Oscar Luigi Scalfaro.

Applausi da repertorio, insomma una prima parte scritta come su un bignamino, Dio, Patria e Famiglia, materie che avranno fatto inorridire la non più eletta Monica Cirinnà e il suo segugio, entrambi passati dai ventiquattromila baci del festival ai ventiquattromila euro della cuccia. Il rito Nazione, Patria, Stato è stato comunque celebrato non nei luoghi istituzionali ma nel teatro di una rassegna musicale, davanti a una corposa platea televisiva, con un battage pubblicitario su tutte le reti pubbliche, dall'alba a notte fonda. Voci lontane di un gruppuscolo di no-fest, pronti a rispolverare Ennio Flaiano che così sentenziò su Sanremo: «La verità è che a me lo spettacolo, non so più se ridicolo o penoso, di quella gente che urla canzoni molto stupide e quasi tutte uguali, lo spettacolo mi è parso di vecchi. Comunque, se la gioventù è questa, tenetevela. Non ho mai visto niente di più anchilosato, rabberciato, futile, vanitoso, lercio interessato». Roba pesante e superata. Festa, comunque, come sempre, da sempre e per sempre.

La sigla antica dell'eurovisione ha riacceso la nostalgia del bianco e nero e del tubo catodico, avvio pirotecnico, meno di un minuto di silenzio per la tragedia del terremoto in Turchia e in Siria, Amadeus e Morandi non parlano a braccio, leggono tutto il copione riportato dal maxigobbo sullo sfondo. Finalmente la canzone, finalmente Anna Oxa, bianca di capelli e nera di abito. A questo punto è apparsa l'imprenditrice Ferragni in Lucia con un abito sul quale stava scritto «Pensati libera», forse un messaggio a se stessa, nessun riferimento al consorte, bella, emozionata e, soprattutto, prigioniera di quella infantile dizione e cantilena meneghina.

In verità il personaggio più atteso della serata non ha fatto parte della scaletta radiotelevisiva ma, come prevedibile e previsto, si è appalesato nel dopo-festival, dunque Rosario Fiorello e la sua banda,Viva Rai 2 traslocato nell'emittente cosiddetta ammiraglia, superando

le beghe sindacali interne, allestendo il solito fuori programma organizzato, l'hellzapoppin che si diverte e diverte, un bicchiere di acqua bella fresca dopo le bollicine fasulle del festival. Fino a sabato, si replica.

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