Le 7 vittorie più immeritate al festival di Sanremo

Il dibattito è sempre aperto quando si parla dell'amata kermesse, ma alcuni trionfi hanno scatenato polemiche incredibili

Le 7 vittorie più immeritate al festival di Sanremo

Sanremo è sinonimo di polemica, questo è ormai noto. Il Festival si conferma sempre l’evento televisivo-musicale più atteso dell’anno, come testimoniato dal battage, e le diatribe non mancano mai. Dalle rivalità ai gesti plateali, passando per gli atti politici: i motivi di contesa non mancano mai. E con l’avvento dei social come dimenticare gli scontri sulla canzone vincitrice della kermesse: pochi brani sono riusciti a mettere tutti d’accordo, il più delle volte abbiamo assistito a discussioni animate.

Da “Non lo faccio più” di Peppino di Capri a “Bella da morire” degli Homo Sapines, gli anni Settanta hanno regalato aspre polemiche. Ma mai come gli anni Novanta, stagioni ricche di vittorie immeritate. Brani anche di buon livello, ma non tale da strappare. Anche negli ultimi anni non sono mancati trionfi discussi, con tanto di dispute a livello politico. Insomma, è capitato più di una volta di dover fare i conti con scelte discutibili e con giurie forse non calibrate: andiamo a scoprire i 7 casi più eclatanti

1992. “Portami a ballare”, Luca Barbarossa

Sanremo 1992 è il classico esempio di Festival ricco di ottime canzoni, ma vinto da un brano piuttosto dimenticabile. “Portami a ballare” non è certamente la migliore canzone di Luca Barbarossa, anzi: insipidi, melensa e piuttosto retorica. Ma a gridare vendetta è il secondo posto de “Gli uomini non cambiano” di Mia Martini, capolavoro.

1994. “Passerà”, Aleandro Baldi

A rileggere la classifica di Sanremo 1994 la sensazione è strana. Vittoria di “Passerà” di Aleandro Baldi, preferita a “Signor tenente” di Giorgio Faletti e a “Strani amori” di Laura Pausini. E ancora, superate “Cinque giorni” di Michele Zarrillo” e “I soliti accordi” di Enzo Jannacci e Paolo Rossi. Inspiegabile.

1996. “Vorrei incontrarti fra cent’anni”, Ron e Tosca

“Vorrei incontrarti tra cent’anni” di Ron e Tosca è una bella canzone, sia chiaro. La vincitrice morale di Sanremo 1996 è però “La terra dei cachi” di Elio e le Storie Tese, frenata da qualcuno per la sua natura anticonformista. Un brano precursore dei tempi, tra l’ironia sulle canzoni sanremesi e la denuncia contro mafia e malasanità. Impossibile non menzionare le mise degli Elii, ogni esibizione un grande show: dai costumi da alieno al braccio finto, spettacolo allo stato puro.

2003. “Per dire di no”, Alexia

Anni Novanta deludenti dal punto di vista del podio, ma anche i primi anni Duemila non scherzano. Nel 2003 ha avuto la meglio “Per dire di no” di Alexia, tutt’altro che indimenticabile. Terzo e quarto posto per due brani di un’altra categoria: “Tutto quello che un uomo” di Sergio Cammariere e “Nessuno tocchi Caino” di Enrico Ruggeri e Andrea Mirò. Incomprensibile.

2008. “Colpo di fulmine”, Giò di Tonno e Lola Ponce

Senza timore di essere contraddetti, Sanremo 2008 è stata una delle edizioni più carenti a livello qualitativo degli ultimi vent’anni. Pochi ricorderanno il brano vincitore: “Colpo di fulmine!” di Giò Di Tonno e Lola Ponce. A dir poco sottovalutate due canzoni: “Eppure mi hai cambiato la vita” di Fabrizio Moro e, soprattutto, “Il solito sesso” di Max Gazzè, rispettivamente terza e dodicesima.

2014. "Controvento", Arisa

La bravura di Arisa è innegabile, ma “Controvento” non rientra esattamente nel novero dei suoi brani migliori. Anzi. Da “Bagnati dal sole” di Noemi a “Nel tuo sorriso” di Francesco Sarcina, sono diversi i brani che avrebbero meritato qualcosa in più.

2019. “Soldi”, Mahmood

Anche in questo caso la precisazione è doverosa: non si tratta di una brutta canzone, anzi. Ma "Soldi" di Mahmood difficilmente può essere definito il brano migliore del Festival del 2019.

Perfetta per la radio, trampolino di lancio di un artista con qualità innegabili ma da qui a vincere Sanremo… Esagerata ma comprensibile la reazione di Ultimo, solo secondo con “I tuoi particolari”. Dirla tutta, anche “Abbi cura di me” di Simone Cristicchi e “Argentovivo” di Daniele Silvestri avrebbero meritato più di “Soldi”. Sicuramente, comunque, non si tratta di un trionfo scandaloso: abbiamo visto di peggio.

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