«Mi fate sentire potente come un uomo». Taylor Swift al suo primo concerto di San Siro, sabato sera. Qui non si parla di musica perché lo show è stato sontuoso, merita il miliardo e rotti di dollari che ha incassato finora in tutto il mondo e tutti i 67mila spettatori sono andati a casa contenti.
Però colpisce quella frase. «Mi fare sentire potente come un uomo». La popstar l'ha detta durante le tre ore abbondantissime di concerto ed è volata via tra le note, tra l'euforia di luci e la strabiliante tecnologia del palco. Era la reazione alla reazione, insomma era il commento positivo al calore e all'entusiasmo (davvero gigantesco) del pubblico che aveva appena accolto l'idolo atteso da anni. Però è una frase che oggi, specialmente oggi, può avere tante letture, una delle quali è praticamente obbligata dal politicamente corretto, dalla sintassi omogenea imposta ormai anche, forse soprattutto, nel mondo dell'arte. Era una uscita «maschilista», (sempre secondo la suddetta sintassi) una sorta di riconoscimento che la sublimazione del potere è uomo e che un grande consenso, una oceanica dimostrazione di apprezzamento fa sentire una donna «potente come un uomo». Sia chiaro, probabilmente, anzi sicuramente, Taylor Swift l'ha detta senza pensarci troppo, senza il riflesso condizionato che ormai permea quasi tutte le uscite pubbliche delle star, specialmente se sono super, se non hanno pubblicamente colori politici, se in sostanza vogliono mantenersi super partes nonostante nessuno imponga il contrario. Già, perché, specialmente in Italia, poche stelle della musica hanno il coraggio di schierarsi? Vabbè, questo è un altro discorso. In ogni caso Taylor Swift si è più volte giustamente schierata contro l'omofobia, ha appoggiato nel 2018 due candidati democratici e adesso, specialmente dopo l'attentato a Trump, qualcuno spera più di prima in un endorsement a Biden. Insomma questa popstar è, anche, un personaggio che ha potenziale e gigantesco rilievo politico. Colpisce quindi che faccia una battuta, sicuramente ingenua, sicuramente inoffensiva, che però rischia di entrare nel tritacarne del politicamente corretto. Quindi delle due l'una.
O si prende atto che, specialmente nell'enfasi di un grande concerto si possono usare linguaggi non necessariamente filtrati dalle regole politically correct. Oppure che Taylor Swift ha candidamente ammesso che il potere è da uomini. Io preferirei la prima. Voi?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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