«È a forza di pensare ai fiori che i fiori crescono», recita un proverbio cinese che il direttore d'orchestra Riccardo Muti ha menzionato ieri, in coda al concerto di Natale nell'aula del Senato, sul podio dell'Orchestra Cherubini. Ed è questa, assieme all'Opera Academy, una serra specialissima creata da Muti vent'anni fa per coltivare i fiori italiani: ora più di mille musicisti, attivi in orchestre italiane e straniere. Muti fondò questa realtà «perché volevo trasmettere ciò che ho imparato dai miei grandi insegnanti italiani. Io vengo dalla scuola italiana», osserva l'uomo di cultura che più ci rappresenta nel mondo. Lo dichiara forte di uno smalto internazionale che è il miglior antidoto contro l'esterofilia, aggiungendo che i «ragazzi della Cherubini non sono secondi a nessuno». L'hanno dimostrato ieri al cospetto di ospiti e autorità, anzitutto il presidente della Repubblica Mattarella, della Camera Fontana e del Senato La Russa, eseguendo l'ouverture Coriolano di Beethoven e la Sinfonia Roma di Bizet: applaudita, ahimé, a ogni movimento, dimostrazione in diretta (Rai1) che la musica va insegnata, ma sul serio, dall'asilo al liceo, a quando una riforma? Tra l'altro Muti si è pure irritato per lo squillo di un cellulare: «Stutatelo sto telefono!». Questo concerto istituzionale chiude un 2024 in cui Muti ha diretto per le celebrazioni del centenario della morte di Puccini e per i festeggiamenti del canto lirico eletto a patrimonio Unesco: eventi in mondovisione, come sarà in mondovisione il concerto di Capodanno da Vienna, con Muti alla guida dei Wiener che in febbraio porterà a Milano. Proprio lì, in Senato, ha ribadito concetti messi nero su bianco anche nell'ultimo libro, Recondita Armonia (Rizzoli), che è un atto d'amore verso la musica quindi verso l'Italia.
Muti ha ricordato che dei nostri giovani artisti, «si parla sempre poco, eppure dedicano la vita a cercare bellezza e armonia, e i frutti, se arrivano, li colgono dopo anni di duro lavoro». Mai come quest'anno abbiamo visto così tanti eventi musicali tricolore proiettati nel mondo. Ne siamo fieri, ma lo consideriamo solo un punto di partenza.
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